Lions Club, serata sull’alimentazione e sul rapporto dieta e salute
Al recente incontro del Lions Club Mirandola, presieduto da Paolo Vincenzi, è intervenuto Daniele Del Rio, presidente della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione dell’Università di Parma
Da sinistra Paolo Vincenzi e Daniele Del Rio
Al Lions Club Mirandola una serata sul rapporto fra cibo e uomo: le diete! Ne ha parlato ad un pubblico interessato di soci Lions e ospiti a Villa Fondo Tagliata lo scorso 8 novembre Daniele Del Rio, ordinario di Nutrizione Umana e presidente della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione dell’Università di Parma, che studia i complessi legami fra dieta e salute.
Il professor Del Rio, introdotto da Paolo Vincenzi, presidente del Club, ha esordito con una domanda che tanti si pongono: “Una dieta sana? E chi lo dice?”, alla quale non si riesce (ancora) a dare una risposta esaustiva e valida in generale. Negli ultimi 80-90 anni innumerevoli sono stati gli studi tesi a definire salutare un certo comportamento alimentare, senza mai risolvere il problema. La scienza ha messo assieme solo delle “Linee guida per una sana alimentazione”, raccomandazioni generali cui attenersi, senza precisare nei dettagli l’alimentazione che può mantenere in salute più a lungo.
Il primo degli studi condotti nel secondo dopoguerra sull’argomento fu quello che individuò la “dieta mediterranea”, basata su alcune combinazioni di cibi (poveri) che costituivano la dieta giornaliera delle categorie rurali dell’Italia, Spagna, Grecia e Giappone, come fattore responsabile della bassa mortalità per certe malattie, rispetto ad altre aree del mondo.
Poi ci si accorse che in altri paesi, non propriamente mediterranei come Francia e Finlandia, in cui l’alimentazione era ricca di grassi, la mortalità per le stesse patologie era relativamente bassa e si arrivò a ipotizzare che il consumo di vino rosso (in Francia) e di vodka (in Finlandia) potesse spiegare l’apparente contraddizione della teoria della dieta mediterranea.
Infine, a complicare ulteriormente le cose, si notò che mettendo in relazione anche la mortalità col più elevato consumo di cioccolatini (Svezia) e il maggior numero di premi Nobel (Svizzera) c’erano vantaggi in termini di sopravvivenza. In seguito furono condotti sofisticati studi prospettici, col coinvolgimento di grandi masse di persone, dapprima intervistate circa le loro abitudini alimentari e poi seguite negli anni (fino a quindici) registrando l’eventuale insorgenza di patologie.
Anche qui però non si è giunti a molto, salvo in qualche caso. Per esempio, si è visto che una dieta con elevato tenore di fibre protegge dal cancro al colon retto, che l’elevato consumo di caffeina nelle donne incinte fra l’ottava e la dodicesima settimana di gestazione comporta un minor peso del bambino alla nascita. È stato infine confermato che la dieta mediterranea, basata su olio d’oliva e frutta secca, è ottima per ridurre la malattia coronarica. Il problema degli studi condotti finora è che i fattori confondenti sono tantissimi e non si riesce a tenerli tutti sotto controllo.
Molto critica è poi la comunicazione con cui vengono pubblicati i risultati di tante diete. Spesso i dati sembrano attendibili, mentre in realtà non lo sono. I libri più venduti sono quelli delle “diete miracolose”: sono tantissime e molto fantasiose, per questo è meglio non fidarsi. Ad esse bisogna opporre invece una corretta educazione alimentare, insegnata a partire dai bambini, affidandosi alle linee guida di cui sopra. E non necessariamente ricorrendo a nutrizionisti moderni, poiché questi compiono spesso l’errore di voler applicare la dieta mediterranea a tutti, né tanto meno ricorrendo alle diete “fai da te”. Occorrono studi rigorosi e a tal proposito, dalla scorsa settimana, Parma è capofila della ricerca alimentare in Italia con un progetto finanziato dallo stato al quale partecipano 320 ricercatori in 26 università. Ci si aspettano importanti risultati.
Al termine dell’interessante intervento, il professore Del Rio ha risposto a diverse domande sottolineando l’estrema complessità dell’argomento che può avere soluzioni diverse per i singoli individui. Allora, arriveremo presto ad avere un biologo nutrizionista, personalizzato, per ognuno di noi? No, risponde Del Rio, ciò che serve è soprattutto il buonsenso.
I.P.