Il Signore giudicherà il mondo con giustizia
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 13 novembre 2022.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «(…) Molti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno (…) a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfi no dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto».
Commento
Il vangelo di questa domenica è parte di un testo di Luca (Lc 21,5-36) che riguarda la fine dei tempi e la venuta del Figlio dell’uomo, testo che rientra nel genere apocalittico, molto diffuso al tempo di Gesù. Descrive prima la distruzione del tempio di Gerusalemme e della città, poi passa a trattare della venuta del Figlio dell’uomo. Il vangelo di oggi è la prima parte che annuncia la distruzione del tempio e le persecuzioni delle prime comunità cristiane. È importante notare che, a detta della maggior parte dei commentatori, il vangelo di Luca è stato scritto dopo la distruzione del tempio che avviene nel 70 d.C. e in un periodo in cui le persecuzioni dei primi cristiani erano già iniziate.
Dunque la prima intenzione del testo è di mostrare come Gesù sia davvero un profeta, non solo in quanto annuncia la parola di Dio ma anche perché è capace di rivelare le cose future; questo costituisce una base di credibilità che porta il lettore ad accogliere con fiducia anche le parole sulla venuta del Figlio dell’uomo alla fine dei tempi, cioè sul futuro della storia. Vediamo il testo più da vicino. Gesù si trova nel tempio e i discorsi sulla bellezza dell’edificio sono il pretesto per annunciare che verrà un giorno in cui il tempio sarà distrutto.
Sui tempi Gesù è reticente ma aggiunge che il periodo che precederà vedrà falsi profeti, guerre, persecuzioni e in seguito anche carestie e catastrofi naturali. Poi si sofferma a parlare delle persecuzioni che toccheranno ai suoi seguaci che saranno colpiti in vari modi fino a essere messi a morte. In effetti, negli anni precedenti la distruzione del tempio iniziarono le persecuzioni da parte dei romani e anche gli Atti degli apostoli ci raccontano delle difficoltà e dei pericoli affrontati dei primi cristiani. Gesù mette in guardia i discepoli e insegna come affrontare questi momenti. Le sofferenze della persecuzione dovranno essere vissute con spirito di testimonianza, cioè saranno un’occasione per mostrare a Dio e al mondo lo spessore della loro fede. Lo stesso Gesù suggerirà quando sarà il momento le parole per difendersi dagli attacchi polemici e gli uomini non dovranno sentirsi soli in questi momenti.
Nel racconto di Stefano, negli Atti degli apostoli, i suoi avversari «non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui parlava» (At 6,10). Ma forse il punto più importante è che, nonostante questi frangenti difficili e pericolosi, i discepoli possono essere sicuri che la loro vita è in buone mani, anche se dovesse andare incontro alla morte. Luca ne aveva già parlato in precedenza quando in Lc 12,7 aveva detto che «i capelli del vostro capo sono tutti contati». Infine la perseveranza, cioè il mantenersi fedeli nelle difficoltà, consentirà di non perdere la salvezza che è stata donata agli uomini.
Gesù non teme la catastrofe e il suo annuncio non è edulcorato o pacificante. La storia è fatta anche di disastri nei quali non lasciarsi ingannare da interpretazioni fuorvianti e da affrontare con coraggio dando testimonianza di ciò in cui crediamo. Il vero indizio che il Regno è vicino è la presenza di uomini che nella vita di tutti i giorni ed anche nelle condizioni più difficili sanno porre gesti di amore e annunciare la presenza del Signore, facendo della storia un luogo di salvezza.
Possiamo leggere le parole di Gesù di oggi come una traccia per vivere nei momenti di crisi, che incontriamo nella nostra storia personale o anche nei percorsi delle comunità. Gesù ci insegna a rimanere fedeli ai valori più profondi che abbiamo conosciuto, a essere leali verso ciò che di autentico troviamo in noi stessi e, se nel nostro cuore troviamo la fede, a non temere per il futuro.