Pronto soccorso: perché non ci sono i medici?
Preoccupazione dopo la notizia della presenza questo mese di un solo dottore nel turno notturno. Bellelli lancia l’allarme alla Regione, l’Ausl garantisce turni con due sanitari. E spunta la politica
Maria Silvia Cabri
“Basta un imprevisto e il Pronto Soccorso rischia di chiudere!”. Il clima di forte preoccupazione e paura che si respira in città dopo la notizia della presenza, per il mese di ottobre, di un solo medico a coprire il turno notturno al Pronto soccorso dell’ospedale Ramazzini di Carpi, può essere bene sintetizzato da queste parole.
Parole che provengono da una fonte autorevole, ossia il sindaco di Carpi, Alberto Bellelli, che ieri ha inviato una lettera all’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini per manifestargli “tutta la preoccupazione della Comunità di Carpi rispetto alla situazione nella quale versa il Pronto Soccorso dell’ospedale Ramazzini”.
“Ad una condizione di difficoltà per i numeri del personale nota da tempo, comune ad altre realtà – prosegue il primo cittadino – si aggiunge la sostanziale inefficacia dell’ultimo strumento messo in campo vale a dire il reperimento di figure mediche somministrate tramite rapporto con la Cooperativa. E’ di venerdì la comunicazione interna che ha allertato tutti i professionisti rispetto la copertura delle notti vista la ridotta presenza di un solo medico di guardia. Si tratta di una situazione assolutamente non sostenibile per un presidio emergenziale punto di riferimento di un bacino che supera i 100 mila abitanti e che per numero di accessi si attesta tra i primi nella rete ospedaliera provinciale con 50 mila accessi annui provenienti anche dall’area della bassa reggiana. Ad un’alta criticità che fotografa un servizio con i tempi di attesa più elevati nel contesto regionale, si aggiunge ora una precarietà insostenibile aggravata dalla crescita dei numeri di positivi al Covid. La stessa condizione di difficoltà si evidenzia da tempo anche per il personale del comparto infermieristico”.
Un passaggio della lettera ha suscitato in particolare molta (e ulteriore) preoccupazione nei cittadini: “Durante l’incontro svoltosi con i vertici dell’Azienda, non sono stati proposti interventi di breve termine e questo ci fa pensare che la situazione in essere, con la presenza di un solo medico notturno, perdurerà ben oltre il mese di ottobre e, pur condividendo la necessità di porre in essere accordi strutturati tra Regione e Università per l’utilizzo di medici specializzandi, insistiamo sulla necessità di vedere da subito provvedimenti urgenti e concreti. Che cosa succede se all’esiguità attuale della dotazione di medici del Pronto Soccorso si aggiungessero assenze legate a malattie e ai necessari turni di riposo? Basta un imprevisto e il Pronto Soccorso rischia di chiudere! In attesa di risposte concrete e immediate – conclude il Sindaco – ringraziamo chi, ancora, in questa delicata e ulteriore emergenza, sta dedicando il proprio tempo e la propria energia per tenere aperto il Pronto soccorso di Carpi”.
Da parte sua l’Azienda Usl nei giorni scorsi è già intervenuta per precisare che “la situazione legata alla grave carenza di risorse è costantemente presidiata e che già da tempo siamo impegnati per reclutare personale, sotto varie modalità contrattuali, al fine di stabilizzare l’équipe professionale”.
Dichiarazione cui seguiva l’elenco delle varie azioni promosse (costante indizione di procedure selettive, ripetute più volte, per il reclutamento di personale a tempo indeterminato, determinato, libero professionale, nonché per specializzandi; pubblicazione di bandi di mobilità; è stato costruito un percorso di cooperazione tra i Servizi di PS delle tre aziende sanitarie della provincia di Modena per la copertura di turni all’interno del Dipartimento Interaziendale di Emergenza-Urgenza; è stato indetto e poi assegnato un bando esterno per la fornitura di servizi medici; l’Azienda ha inoltre promosso progetti di incentivazione economica nei confronti del personale medico che lavora nei PS Ausl, per quanto riguarda l’attività ordinaria e aggiuntiva, sia diurna che notturna, al fine di assicurare il più possibile la stabilità e continuità dei professionisti; ove presenti e disponibili, lo scorrimento di graduatorie di concorso di altre Aziende della Regione).
Oggi, l’Ausl oggi è di nuovo intervenuta per rimarcare il proprio “sforzo organizzativo ha portato alla copertura di diversi turni notturni nel mese di ottobre con la presenza di due medici, in particolare nell’orario di maggior afflusso di pazienti, tra le 20 e le 24. Inoltre, è utile precisare che il PS, inserito all’interno della struttura ospedaliera, può contare sul forte supporto dei professionisti delle altre specialità”.
Il tema travalica l’ambito sanitario e diventa politico. Con unanime ferma condanna delle opposizioni: condanna non solo della grave situazione emergenziale, ma anche dell’operato della maggioranza Pd in questi anni. Politica, appunto.
Nel susseguirsi di mosse e contro mosse, dichiarazioni e “smentite”, resta però l’interrogativo principale: perché mancano i medici, di emergenza/urgenza, e non solo? Perché i giovani non scelgono più questa illustre professione?
A chi compete rispondere?