Si appartiene a Cristo e non alle ideologie
Avvenire e Notizie liberi da partigianerie
Pubblichiamo il messaggio che il vescovo Erio ha scritto in occasione della giornata diocesana per il quotidiano Avvenire che si è celebrata domenica 2 ottobre. Parole forti e chiare rispetto ad atteggiamenti diffusi che minano l’unità della comunità cristiana che trova in Avvenire e in Notizie strumenti capaci di fare sintesi nell’attualizzare il Vangelo nella sua radicalità.
di Erio Castellucci
“Avvenire” è di parte? Alcuni amici cattolici dicono di sì; quando chiedo di specificare, sono costretti a schierarsi anche loro. Così qualcuno dice che il giornale è sbilanciato sul versante dei migranti e dei profughi, oppure che è diventato ecologista, sposando le tesi di un ambientalismo spinto; altri pensano che respiri talvolta un clima pacifista piuttosto irenico e sganciato dalla realtà; vi sono poi coloro che lo accusano di partigianeria per le sue frequenti prese di posizione contro l’eutanasia e a favore della vita nascente, o chi ritiene che sia fuori dalla storia perché privilegia la famiglia fondata sul matrimonio tra una donna e un uomo e sostiene la libertà educativa secondo il principio di sussidiarietà.
E mi convinco anch’io, allora, che “Avvenire” è di parte, dalla parte del Vangelo, degli svantaggiati e degli “scartati”; è dalla parte dei fragili, che siano vittime della guerra o minacciati dalla “buona morte” sul letto della malattia. E non può non essere di parte, se vuole essere davvero “cattolico”, cioè abbracciare integralmente la causa del Vangelo e degli uomini. Sono convinto che il problema più grave, nella Chiesa italiana di oggi, sia la sindrome di Corinto: “Io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa, e io Cristo” (1 Cor 1,12). E Paolo commenta: “Cristo è stato forse diviso?” (1,13). Purtroppo sull’appartenenza ecclesiale prevale spesso un’appartenenza ideologica partitica, per cui Cristo viene ancora diviso nel suo corpo, che è la Chiesa, tra chi sostiene i valori individuali al punto da negare quelli sociali e chi fa l’inverso; come se la logica del rispetto per la dignità dell’uomo – fatto a immagine di Dio e quindi intangibile non valesse allo stesso modo in tutte le situazioni: il grembo, il barcone, il letto d’ospedale, il campo di battaglia… Essere radicali oggi significa essere integrali, perché “tutto è connesso”, come ripete papa Francesco.
Personalmente sono molto grato ad “Avvenire”, e ai giornali diocesani come “Notizie”, perché non si fanno condizionare dalle sirene ideologiche e partitiche, spesso – queste sì – debitrici alle partigianerie, e continuano a portare avanti cattolicamente l’impegno per la dignità della persona umana, sia nella sua dimensione individuale, sia in quella sociale. Questa prospettiva globale è davvero “profetica”, perché rilancia non l’una o l’altra affermazione del Vangelo, ma il messaggio antropologico tutto intero portato dal Signore e diffuso dalla Chiesa.