Detenuti illegalmente
Sappiamo da tempo che, per errori giudiziari, anche in Italia alcuni detenuti sono rinchiusi da innocenti ma, la notizia di poco tempo fa, che alcuni reclusi sono trattenuti in carcere in modo illegale è ancora più inquietante. La questione riguarda quei detenuti che dovrebbero scontare una pena in una REMS (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), ovvero, una struttura sanitaria di accoglienza per le persone affette da disturbi mentali e pericolosi socialmente che hanno commesso un reato. Di fatto, per molti di loro, non c’è posto in queste strutture e quindi devono scontare la loro pena in carcere, luogo che risulta inadeguato.
In carcere non vengono erogati i corretti trattamenti psichiatrici e si sono verificati anche degli episodi suicidari. Per esempio: Giacomo Trimarco, arrestato per un banale furto, sofferente di un disturbo borderline della personalità, si è suicidato il 31 maggio scorso a 21 anni nel carcere di San Vittore. Da otto mesi i magistrati lo avevano destinato a una REMS ma tutti i posti disponibili erano occupati. F.F., 22 anni, è stato contenuto nel letto e sedato per un mese, anche se non ne aveva bisogno, nel reparto psichiatrico del carcere di Melegnano finché un giudice, in attesa di una REMS, ne ha disposto la liberazione con l’obbligo di firma. A definire illegittime questo tipo di detenzioni è stata nel gennaio 2022 la Corte Europea dei diritti dell’Uomo che ha condannato l’Italia per la violazione del divieto di trattamenti e pene inumane e degradanti.
“E’ una situazione assurda”, dichiara Francesco Maisto garante dei detenuti del Comune di Milano, “uomini e donne che hanno lo status di internati non possono stare dove ci sono imputati e condannati. Le REMS rappresentano però un grande passo avanti perché prevedono cure sul territorio durante soggiorni che hanno un inizio e una fine e non possono andare oltre la pena che va scontata. Non è vero, come sostengono una minoranza di psichiatri…che sono dei piccoli manicomi. La cultura che anima queste residenze è diversa”. Questa è l’ennesima situazione disgustosa, specchio di una Italia che non guarda alla persona ma al far quadrare altri valori che, spesso e volentieri, sono disvalori.
A noi anzitutto la conoscenza delle cose e poi, per quello che ci è possibile fare, la lotta perché ogni uomo abbia ciò che gli spetta e ciò che lo promuove come persona anche se deve pagare il conto alla giustizia. È urgente che queste persone abbiano garantito un posto nelle comunità terapeutiche, non per derubricare i reati loro ascritti ma per offrirgli un contesto che favorisca la migliore redenzione umana possibile.