Ascoltate oggi la voce del Signore
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 2 ottobre 2022.
Il vangelo di questa domenica è costituito semplicemente da due detti di Gesù rivolti ai suoi discepoli: il primo ha per tema la fede e il secondo la gratuità. Il primo detto è introdotto da una domanda degli apostoli che chiedono a Gesù di aumentare la loro fede. La domanda, che qui è isolata, nel parallelo di Matteo (Mt 17,14-20) conclude un episodio in cui i discepoli non sono riusciti a cacciare un demonio a causa della loro mancanza di fede. Gli apostoli si sentono dunque inadeguati perché hanno poca fede. Ancora più interessante è il parallelo a questo episodio nel vangelo di Marco che riporta il famoso dialogo tra Gesù e il padre di un ragazzo posseduto: Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!» (Mc 9,23-25).
In tutti questi brani incontriamo persone che, pur avendo fede, chiedono che gli sia aumentata. È una preghiera molto bella e umile, che scaturisce da persone che hanno capito che la fede è un aspetto decisivo della loro vita, che però non è nelle loro mani, ma si riceve come dono di Dio. La risposta di Gesù è molto famosa. La troviamo (con qualche differenza) in Marco nel brano del fico sterile (Mc 11,22s), in Matteo come conclusione della guarigione del ragazzo epilettico (Mt 17,19s) e in Luca come detto indipendente (Lc 17,6). Lo stile e il contenuto sono quelli tipici di Gesù. Il contrasto tra la piccolezza della fede e l’enormità del prodigio non vuole invitare a gesti clamorosi ma convincere che niente è impossibile per chi ha fede.
Gesù non ci sta indicando la via di una religione che si esprime in clamorose manifestazioni, ma ci invita a nutrire una fede semplice e profonda. Il linguaggio di Gesù non usa il registro della quantità ma della qualità. A chi chiede più fede in fondo Gesù risponde in modo paradossale che ne basta poca, appunto come un piccolo seme. La fede è un atteggiamento della vita che porta con sé un senso di tranquilla fiducia, apertura verso il futuro e anche passione per le realtà del mondo. In fondo la risposta di Gesù è un invito a crescere nella fede, specialmente attraverso la preghiera, senza pensare di essere arrivati da qualche parte ma rimanendo sempre in un dinamismo di crescita. In questo senso si comprende anche il detto che segue sul sentirsi servi inutili.
Il secondo detto riguarda gli apostoli e la missione di annuncio del vangelo. Insiste sul fatto che gli apostoli sono servi e anche di più, servi inutili. Naturalmente qui Gesù non vuole paragonare il rapporto tra Dio e l’uomo a quello tra un padrone e uno schiavo, né vuole svalutare le azioni dell’uomo. Dobbiamo sempre tenere presente lo stile paradossale delle parole di Gesù, che qui insegna che l’uomo non può pretendere nulla davanti a Dio o credersi arrivato. Il tono piuttosto duro di queste parole è dovuto al fatto che Gesù vuole marcare la differenza con i farisei che credono di essere qualcuno per il fatto di rispettare la legge.
Il discepolo non si vanta e non si sente grande per quello che fa, ma vive nell’umiltà di fronte all’amore che ha conosciuto. La fede e l’annuncio della Parola non possono essere motivati o associati ad alcuna forma di tornaconto come diventare famosi, ricchi o avere una reputazione. Come l’amore, la bellezza, la libertà e tutte le realtà più importanti della vita, anche l’esperienza del Regno di Dio è segnata dalla gratuità. Nasce e vive in spazi aperti e non negli angusti cortiletti della coltivazione del proprio io.