Benedetto il Signore che rialza il povero
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 18 settembre 2022
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. (…) Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Commento
La parabola dell’amministratore disonesto è uno dei testi più difficili da interpretare di tutto il vangelo di Luca. Uno dei punti più sconcertanti è il versetto in cui il padrone loda l’amministratore disonesto per la sua scaltrezza e anche Gesù sembra associarsi a questa lode. Cerchiamo allora di capire quale sia il senso di questa parabola ascoltando attentamente il testo. Prima di tutto l’amministratore potrebbe non essere così disonesto: è accusato di sperperare i beni e dunque di amministrare male ma non di frodare nel suo lavoro; alcuni commentatori ritengono che anche gli sconti che concede per farsi degli amici potessero in qualche modo rientrare nelle sue facoltà.
Probabilmente l’amministratore agisce al limite del lecito, tuttavia il motivo del licenziamento è la cattiva amministrazione e non la frode. In ogni caso sorprende che il suo padrone, che lo ha licenziato, poi lo lodi per la sua scaltrezza, ma qui è il punto centrale della parabola. Ciò che suscita l’ammirazione del padrone e anche di Gesù è la capacità dell’amministratore di reagire a una situazione di crisi nella sua vita. Di fronte al fallimento professionale, di fronte ad un licenziamento, non si perde d’animo ma elabora una strategia per prepararsi al futuro, per far sì che gli si aprano delle strade: ha la capacità di reagire prontamente a un cambiamento improvviso che si è imposto nella sua vita. Questo è il punto: saper reagire prontamente a una novità che irrompe nella vita.
Per Gesù la novità è l’annuncio del regno di Dio che si è fatto vicino agli uomini, questa è la “crisi”, una crisi positiva che mette in subbuglio la vita e che richiede una capacità di risposta e di cambiamento. La sconvolgente novità del vangelo non può lasciare indifferenti, la vita cambia e si devono fare delle scelte che riguardano aspetti cruciali: il lavoro, gli affetti, la gestione del tempo. Una delle sfide principali per un cristiano adulto è come organizzare il proprio tempo in modo che gli aspetti centrali della sua fede trovino spazio: pensiamo alla preghiera, al silenzio, alle relazioni più importanti come il matrimonio, alla vita comunitaria. Gesù ci chiede di fare un progetto sulla nostra fede con lo stesso impegno che dedichiamo agli altri aspetti della nostra vita. Ci vuole molto coraggio e determinazione anche per scegliere ciò che ci fa bene.
Questa parabola è inserita in un contesto in cui si parla di ricchezze, tema molto caro all’evangelista Luca. I versetti che seguono il racconto principale sono detti di Gesù che riguardano la ricchezza. Il primo è quasi un’applicazione della parabola, un esempio concreto. Farsi amici con la disonesta ricchezza è probabilmente un invito all’elemosina, cioè a usare i propri beni per i poveri (poco più avanti nello stesso capitolo si racconterà la storia del povero Lazzaro e del ricco). Qui Luca mostra di ritenere che le ricchezze possano essere usate anche in modo positivo e più in generale insegna il buon uso dei beni terreni.
I tre detti che seguono hanno tutti per tema la ricchezza e la fedeltà, impostando un contrasto tra cose piccole e cose grandi. Cose di poco conto sono quelle che riguardano i beni terreni e cose importanti quelle che si riferiscono al rapporto con Dio. Tuttavia nelle cose piccole della nostra vita quotidiana si misura la nostra coerenza e fedeltà alle cose del cielo. In particolare il detto finale mostra il significato simbolico che Luca attribuisce alle ricchezze. La ricchezza può diventare un idolo cui attaccarsi e da adorare al posto di Dio. Ancora una volta Gesù ci invita ad avere un cuore indiviso.
Don Carlo Bellini