Papa in Canada. Una testimonianza raccolta da don Luca Baraldi
E' iniziato il viaggio "penitenziale" di Francesco tra le popolazioni indigene. Parla Mary-Adele Rebesca, lay leader dei Whti
Il Papa è in Canada (fino al 30 luglio) per il suo 37° viaggio apostolico per compiere quello che ha definito “un viaggio penitenziale”. Nella terra delle “scuole residenziali”, sostenute purtroppo anche dalla chiesa cattolica. Saranno numerosi gli incontri che il Papa avrà con le popolazioni indigene per altrettanti gesti di riparazione.
Scrive don Luca Baraldi, sacerdote fidei donum di Carpi missionario in Canada nella diocesi di Mackenzie-Fort Smith: “Ho chiesto a Mary Adele come vede la visita del Papa, in particolare in riferimento a quel processo di verità e riconciliazione che, cominciato diversi anni fa, ha lo scopo di aiutare le popolazioni native del Canada, fatte oggetto di un vero e proprio colonialismo, a guarire dai traumi che, anche dopo generazioni, continuano a portare dentro. Ecco la sua riflessione che condivido con tutti voi amiche e amici della nostra Diocesi di Carpi”.
La presenza del Pastore della chiesa universale fra noi, il fatto che il rappresentante di Dio in terra ci venga a visitare e a esprimere le scuse della Chiesa per le violenze fatte in passato è qualcosa di straordinario e che può aiutare tanti. Tuttavia rimane il fatto che chi ha subito violenze non può uscire dal tunnel di sofferenza che provocano se non per una sua libera e personale decisione. La visita del Papa la sua preghiera aiuteranno, ma ognuno deve poi decidere di sé.
Anche io ho frequentato le Residential schools, anche io ho subito tante forme di violenza diverse, anche io ho avuto dentro tanta rabbia verso la chiesa e verso Dio. È una condizione terribile, che ti blocca. Ma a un certo punto ho deciso che non volevo andare avanti così. Ricordo che nel periodo in cui venivano raccolte da parte dalla commissione governativa per la verità e la riconciliazione le testimonianze circa gli abusi nelle scuole, anche io andai a Yellowknife per testimoniare. Ma quando arrivai nella sala, davanti ai membri che dovevano ascoltare non ebbi la forza di dire nulla e uscii piangendo. Allora una di quelle persone, una donna, mi seguì, mi parlò e mi offrì di andare con lei fuori città, nella zona vicino alla Giant Mine (Miniere d’oro).
Andammo e arrivate ad un certo punto mi disse che sarebbe stato utile, per me camminare un po’ da sola, ripensare a quanto subito e piangere. Io risposi che non avevo voglia di piangere, che non mi piaceva, ma con le sue ragioni mi convinse. Camminai fra rocce e arbusti una buona mezz’ora e piansi, tanto.
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