Anche oggi abbiamo bisogno di speranza e di qualcuno che ci indichi il cielo
Messaggio di S.E. Mons. Francesco Cavina, vescovo.
Il 26 giugno 2012 era una giornata accarezzata da una leggera brezza, ma con un cielo plumbeo, squarciato dal sole. All’ingresso di Rovereto c’era uno striscione con su scritto: “Il Signore è la nostra speranza”.
Era stato fissato davanti alle case devastate dal terremoto, che ha ucciso, seminato paura e fermato l’economia. Tanti i vescovi, i sacerdoti, le famiglie, i bambini, i volontari che hanno cantato e applaudito all’arrivo di Benedetto XVI. II Papa si è fermato a pregare davanti alla chiesa parrocchiale di Santa Caterina d’Alessandria, per le vittime del terremoto e per don Ivan Martini schiacciato dalle macerie, mentre tentava di salvare la statua della Madonna. Poi, dopo avere salutato i tanti giornalisti presenti, il Pontefice si è recato all’incrocio tra via della Chiesa Sud e Via Garibaldi, dove era stato sistemato il gazebo per i discorsi ufficiali. Alla grande esplosione di gioia ha fatto seguito il silenzio dell’ascolto.
E così per qualche ora Rovereto è diventato il centro del mondo e della speranza. Qui, dopo i saluti e i ringraziamenti del cardinale Carlo Caffarra, presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, e del presidente della Regione, Vasco Errani, le parole del Papa.