L’aborto negli Stati Uniti non è più legge costituzionale
Come mai tanta paura da noi?
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato che il diritto all’aborto non è più diritto costituzionale, eliminando così la legge del 1973 che lo aveva introdotto e che prevedeva la possibilità di intervenire fino a quando il feto non era in grado di sopravvivere da solo. Pertanto d’ora in poi tutti gli Stati federati, in assenza di una legge che valga per tutti, dovranno arrangiarsi con leggi proprie. Ventisei Stati hanno già dato disposizioni restrittive, in alcuni casi chiudendo le cliniche abortiste con interventi già programmati.
Se Donald Trump parla di “una decisione voluta da Dio”, cercando di andare all’incasso con la sua notoria moralità, il risultato è quello di un’America in fiamme, e non tanto per problemi di calore. Ma se risulta abbastanza ovvia la reazione di una certa parte politica, a colpirmi è piuttosto l’attacco dei media di casa nostra. Era da tempo che non vedevo una mobilitazione di questa portata. Pagine e pagine con interventi di femministe, intellettuali, opinionisti, scrittori… pronti a scendere in campo per evitare che anche da noi si sprofondi “nell’oscurantismo che ha travolto l’America”. E mi son chiesto: ma perché? Perché tanta paura? Sarà perché l’onda lunga di quanto accade da quelle parti finisce per arrivare sempre sui nostri lidi? O non sarà perché, come tutti i temi spinosi, si preferisce rimuoverli piuttosto che portarli in piazza per discuterne?
Mi sono chiesto tante volte: perché di aborto non si parla più? Non ne parlano neppure i preti nelle omelie, come se fosse un tema politicamente scorretto, da evitare come la rogna. In realtà non se ne parla proprio da nessuna parte. Avete mai sentito parlarne in casa? Qualcuna che nel bello di una riunione tra amici abbia aperto il dibattito, annunciando di voler andare ad abortire? Ma figurati!
E non per ragioni morali, considerato come anche la morale ormai sia finita a brandelli. Semplicemente perché è un tema spinoso, che ferisce, che scomoda le coscienze a prescindere dal tasso morale di cui le coscienze sono ancora in possesso.
Già la morale. E qui mi scoccia che ancora una volta si tirino in ballo i cristiani, lasciando intendere che se solo non ci fossero o fossero ininfluenti il mondo girerebbe meglio. Scrive Paolo Giordano sul Corriere della Sera: «E poco importa che la Chiesa, che proprio ai margini del dibattito non è, abbia accolto questa legge, pur con tutte le cautele retoriche del caso, con la massima gioia. Come si dice in questi casi, la Chiesa fa la Chiesa, non possiamo mica pretendere ». Se è vero che i titoloni parlano di «una Destra cristiana fondamentalista, che ha trovato in Trump il proprio guardiano», sarà bene ricordare ai fabbricanti di opinioni, che a impadronirsi di questi giochi non sono i cristiani, ma la politica.
I cristiani, quelli seri che dovrebbero essere liberi da strumentalizzazioni, più che scendere in campo a tifare Destra o Sinistra, sono profondamente convinti, come ricorda il Vangelo, che loro sono del mondo senza appartenergli. Il mondo cammina con le proprie leggi e veleggia al soffio delle proprie follie, mentre il cristiano imperturbabile afferma il valore della vita dalla nascita alla morte. Gli altri facciano come credono. Noi la si pensa così. Se mai avessimo la pretesa di dare qualche consiglio ci permetteremmo solo di ricordare che non sempre chi abortisce lo fa in nome di una libertà acquisita. Spesso sono condizioni drammatiche a obbligare le donne a finire nella tristezza di una scelta avvertita come contraria alla propria vocazione materna. Ricordare il valore della vita non è oscurantismo e lottare con chi vorrebbe preservarla è la vera cifra della civiltà dell’amore.