Obiezione di coscienza e IVG
All’inizio del mese di maggio l’Associazione Luca Coscioni ha presentato alla Camera dei Deputati un’indagine che mostra come, su oltre 180 ospedali e consultori italiani che dovrebbero garantire l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), ci siano 31 strutture con il 100% di obiettori di coscienza tra ginecologi, anestesisti, infermieri e assistenti sanitari ausiliari.
Considerando anche le strutture con una percentuale superiore al 90% si arriva a superare le 80 strutture. Sono numeri che, a detta di loro, mostrano come la legge 194 non venga applicata come dovrebbe. La legge infatti garantisce ai professionisti l’obiezione di coscienza ma impone che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate assicurino che l’IVG si possa fare. La raccolta dei dati è stata realizzata attraverso una richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL e ai presidi ospedalieri che assicura la possibilità di accedere a dati, documenti e informazioni archiviati dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione obbligatoria. Questi numeri non emergono però dalla relazione che dovrebbe essere redatta ogni anno dal ministero della Salute dove i dati vengono riportati aggregati per regione (senza entrare in merito alle singole strutture). Per quanto riguarda nello specifico l’obiezione di coscienza, nel 2019 la quota di obiettori tra i ginecologi, ad esempio, risultava, a livello naziona- le, pari al 67%. L’Associazione Luca Coscioni fa notare che «di fatto, sia il ritardo nella presentazione, sia gli indicatori e le modalità di pubblicazione dei dati (chiusi e aggregati), rendono la relazione del ministero della Salute, un’osservazione passiva e neanche tanto veritiera della realtà», che si rivela quindi poco utile al fine di superare le diseguaglianze tra le regioni e assicurare a tutte le donne l’accesso all’interruzione di gravidanza.
Davanti a questi dati, al contrario di altri, io gioisco pienamente in quanto si intravede, dalle sole informazioni oggettive, come l’impianto della legge e il fatto che un professionista della salute possa essere uno degli attori principali che pongono fine ad una vita umana sia qualcosa di inammissibile. Portarne il peso è qualcosa di disumano. Ci si rifiuta non solo perché consentito dalla legge positiva ma, anche perché, è inaccettabile dal punto di vista della legge morale e questo è un macigno pesantissimo che influenza qualsiasi coscienza retta.