«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 12 giugno 2022
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Commento
Nel giorno della solennità della Trinità la liturgia ci presenta un brano del vangelo di Giovanni nel quale si dice che lo Spirito di verità guiderà i credenti a tutta la verità. Dobbiamo intendere il termine “verità” con tutta la ricchezza semitica del suo significato: la verità non è solo una questione di enunciati ma un’esperienza viva che fa dire a Gesù «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6) e che ci porta a incontrare l’amore del Padre.
La Trinità è parte fondamentale di questa esperienza di verità, come anche questo breve brano mostra. Gesù sarà glorificato negli eventi della sua passione, morte e resurrezione; lo Spirito Santo guiderà i credenti a tutta la verità; tutto ciò che il Figlio mostra e lo Spirito fa approfondire proviene dal Padre. Troviamo qui riuniti solo alcuni elementi del ricco rapporto tra Padre, Figlio e Spirito Santo, che tutto il Nuovo Testamento mostra in tantissime pagine disegnando quasi un magnifico quadro che incarna nella storia la presenza della Trinità.
Col passare del tempo lo Spirito ha guidato i Padri della Chiesa verso una comprensione sempre più approfondita del mistero della Trinità e ne è nata la ricchissima teologia cristiana. Il mistero della Trinità va molto oltre l’enunciazione di un rompicapo matematico in cui uno e tre coincidono: Dio è uno e trino. La fede e l’amore dei cristiani hanno intuito che il Dio dell’amore e della misericordia è innanzitutto relazione e una relazione che unifica totalmente pur salvaguardando la perfetta identità personale. Dobbiamo essere davvero grati nei confronti di una tradizione che si è affaticata partendo dal vangelo e, guidata da un atteggiamento orante, ha trovato alcune preziose parole per illuminare il mistero di Dio. Dovremmo imparare anche noi ad accogliere questi insegnamenti come elementi vivi della nostra vita spirituale e non come aride formulazioni.
Solo così queste parole sono usate nel modo migliore, solo quando entrano a far parte delle coordinate della nostra vita interiore e della nostra preghiera sono veramente comprese. Ci aiuta in questo la ricchissima e preziosa letteratura della tradizione cristiana, che spesso ha prodotto testi che sono contemporaneamente preghiera e poesia proprio meditando sul mistero della Trinità. San Gregorio Nazianzeno, appassionato teologo e poeta della Trinità, scrive: “A partire dal giorno in cui ho rinunciato alle cose di questo mondo per consacrare la mia anima alle contemplazioni luminose e celesti, quando l’intelligenza suprema mi ha rapito da quaggiù per posarmi lontano da tutto ciò che è carnale, da quel giorno i miei occhi sono stati abbagliati dalla luce della Trinità…Dalla sua sublime sede essa spande su ogni cosa il suo irradiamento ineffabile… A partire da quel giorno io sono morto al mondo e il mondo è morto per me” (Gregorio Nazianzeno, Poemata de seipso, I,1).
La Trinità, mistero ineffabile di relazione, tocca da vicino la nostra vita: ogni volta che ci facciamo il segno della croce ricordiamo che dal momento del battesimo siamo inseriti in questo mistero di amore dal quale anche nasce e si sviluppa la nostra preghiera.
Santa Caterina da Siena: «Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce… Io ho gustato e veduto con la luce dell’intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi viene donata della tua potenza, o Padre eterno, e della tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti». (Santa Caterina da Siena, Dialogo della Divina Provvidenza, 167)
San Gregorio Nazianzeno: «Era, ed era, ed era: ma era uno solo. Luce e luce e luce: ma una sola luce. Questo è quello che David si immaginò quando disse: ‘Nella tua luce noi vedremo la luce’ (Sal 35,10). E ora noi l’abbiamo contemplata e la annunciamo, dalla luce che è il Padre comprendendo la luce che è il Figlio nella luce dello Spirito: ecco la breve e concisa teologia della Trinità […] Dio, se è lecito parlare succintamente, è indiviso in esseri divisi l’uno dall’altro». (Oratio 31, 3.14)