Fondazione CR Carpi: ora si cerchi una maggiore condivisione
Per la prima volta nella storia trentennale dell'ente salta la nomina del CdA: niente maggioranza per le tre liste presentate
di Luigi Lamma
“L’augurio più sincero che possiamo rivolgere ai Consiglieri di Indirizzo è che agiscano “liberi da ingerenze e condizionamenti” e in piena autonomia, e dopo un serio confronto sui contenuti, possano scegliere le persone che meglio potranno operare per il bene della Fondazione”. Così si concludeva il commento con cui, su queste pagine (n. 4 del 6 febbraio 2022), si esprimeva un’opinione su quanto stava avvenendo in merito alla nomina del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi.
Nella riunione del Consiglio di Indirizzo convocata il 27 maggio scorso per l’approvazione del bilancio 2021, per la nomina dei consiglieri cooptati (Giannina Panini, Rossella Garuti e Giulia Pellizzardi) e per la nomina del CdA, su quest’ultimo punto non c’è stata da parte dei consiglieri l’espressione della maggioranza necessaria per far prevalere una delle tre liste presentate. E’ la prima volta nella storia trentennale della Fondazione che si verifica questa situazione. Già questo dato dovrebbe far pensare… E’ stato un segnale forte quello arrivato dal Consiglio di Indirizzo che, come sua prerogativa, ha scelto di operare in autonomia, “libero da ingerenza e condizionamenti”, chiedendo un ulteriore periodo di riflessione e di confronto, per arrivare ad una più ampia e non risicata condivisione sulla composizione del nuovo Cda.
L’iniziativa dei Sindaci, avviata nel mese di dicembre, con l’intento di definire la governance della Fondazione di concerto con altri enti designanti, alla luce dei risultati ottenuti, si è rivelata inefficace ed ha avuto l’effetto, certo non voluto, di accentuare divisioni anziché fare sintesi, alimentando un clima da competizione elettorale che non si addice affatto al profilo di un’istituzione come la Fondazione.
Si torni allora al rispetto dello Statuto: “La Fondazione svolge la propria attività, libera da ingerenze e condizionamenti esterni che ne possano limitare l’autonomia, secondo principi di economicità della gestione e di programmazione annuale e pluriennale, tenendo opportunamente conto delle istanze e dei bisogni provenienti dal territorio”.
Basta questo incipit a smontare ogni distinguo, creato ad arte, tra liste “tecniche” e “politiche”, perché non può esistere una Fondazione che non risponda ai “bisogni provenienti dal territorio”. Così come il falso problema dell’autoreferenzialità o dei regolamenti elettorali, quando esiste un vincolo di due mandati, cumulabili tra i due organi di governance e il voto va alle liste bloccate e non ai singoli candidati. Poi da che pulpiti vengono certe prediche…
Si colga l’occasione di questa salutare pausa per riflettere anche sulle nuove prospettive della mission delle Fondazioni di origine bancaria così come è emersa da recenti occasioni di studio promosse dall’Acri a livello nazionale e regionale, con la necessità di aggiornare l’agenda delle priorità in risposta alla reale situazione del Paese e dei territori con particolare attenzione alle disuguaglianze generate dagli effetti della pandemia. Tutto rinviato al prossimo autunno con la speranza che i Consiglieri di Indirizzo possano trovare le giuste ispirazioni aiutati da meno clamore mediatico e un po’ più di riserbo.