Protagonisti non chierichetti
Patrono: il richiamo al ruolo del laicato nel “secolo”.
di Luigi Lamma
Si potrebbe dire finalmente. Sì, finalmente un deciso richiamo ai laici ad intraprendere una via che sembra, se non smarrita, incerta e tentennante. L’occasione è di quelle solenni, la festa del Patrono, che nella vita di una comunità unisce attorno alla figura del Santo protettore la dimensione pubblica con quella religiosa e trae origine dalla tradizione cristiana che ha plasmato il nostro popolo.
Se poi il patrono in questione si chiama San Bernardino da Siena, allora la storia ci insegna che la predicazione del Santo francescano “non aveva un contenuto esclusivamente religioso o spirituale, ma era segnata anche da una forte impostazione civica: annunciando la Parola del Signore i nemici si riconciliavano, si costruivano reti di comunione, venivano denunciate le ingiustizie e cercato il bene comune. La società migliorava, grazie alla forza del Vangelo e alla conversione degli animi a Cristo”. Così si è espresso il cardinale Bassetti nell’omelia in Cattedrale lo scorso 20 maggio, anticipando un affondo molto centrato sui giorni nostri e sulla situazione del laicato cattolico in Italia, portando l’attenzione su un altro grande testimone dell’impegno politico ispirato al Vangelo: Giorgio La Pira, il sindaco santo.
“I cattolici – ha affermato l’ex Presidente dei Vescovi italiani – non possono rinunciare a ‘sporcarsi le mani’, come dice il Papa, e non devono chiudersi nelle sagrestie abdicando alla missione propria del laicato di costruire nel ‘secolo’ le basi di un nuovo umanesimo”. E riferendosi a Giorgio La Pira: “dalla sua vita di cristiano e di uomo impegnato nel civile abbiamo avuto conferma che il cristianesimo è vivo, e ha la forza di liberare l’uomo”. Un principio ampiamente confermato in tutti gli interventi del magistero dal Concilio in poi ma che evidentemente continua ad essere un punto non pienamente realizzato nella vita ordinaria della Chiesa, non tanto come esperienza dei singoli ma piuttosto come realtà comunitaria, non a caso si parla di irrilevanza dei cattolici nel contesto socio-politico attuale.
La sensazione è che i laici, un po’ per dovere (servizi da coprire nelle parrocchie e nelle associazioni, carenza di turn over e mancanza di sacerdoti, ecc…) o un po’ per piacere (meglio “non sporcarsi le mani”), preferiscano le sagrestie. Salvo poi nei momenti cruciali della vita pubblica (il “secolo”) buttarsi come singoli, per sincero interesse personale o per generoso slancio di servizio, senza un adeguato discernimento comunitario con il rischio di trasformarsi in docili “chierichetti” dei poteri di turno. La parola “chierichetto” è la stessa che ha utilizzato Papa Francesco nel commentare la posizione del patriarca Kyrill nei confronti della politica di aggressione e guerrafondaia di Putin (intervista al Corriere della Sera del 3 maggio 2022) suscitando non poche reazioni.
Ora, fatte le debite proporzioni rispetto alla drammatica congiuntura internazionale, si può dire che il rischio di trasformarsi in “chierici di Stato”, sempre parole del Papa, è dietro l’angolo anche nelle periferie della Chiesa cattolica, e si esprime in tanti modi, con subalternità alla cultu- ra dominante (ad esempio sul tema pace-armamenti), nel timore a denunciare ingiustizie e omissioni dei pubblici poteri (lavoro, casa, famiglia, vita) e nel scendere a compromessi al ribasso.
Alle espressioni di gratitudine per gli anni di presidenza della Conferenza episcopale già tributate al cardinale Bassetti in Cattedrale, si unisce un secondo grazie per questo richiamo ad un rinnovato slancio nell’impegno dei laici che merita di essere accolto e verificato anche nella Chiesa carpigiana.