Città: da spazio di incertezza a luogo di comunità
A dieci anni dal terremoto, due convegni per ricordare e ricostruire. L’architetto Campioli presenta l’incontro di Carpi del 28 maggio.
di Maria Silvia Cabri
Nell’ambito del programma di celebrazione del Santo Patrono di Carpi, San Bernardino da Siena, e in concomitanza con il decimo anniversario del sisma del 2012, tra le iniziative previste sono stati inseriti due convegni. Il primo, sabato 28 maggio, ore 9-13, a Carpi, nella Chiesa di Sant’Ignazio – Museo diocesano, dal titolo: “Pace e Ricostruzione. Terremoto e pandemia: ricostruzioni e strutturazione del futuro”.
Il secondo si svolgerà giovedì 2 giugno, ore 9-13, a Mirandola, nella Sala della comunità di Via Posta: “Pace e Ricostruzione. Virtu’ e atteggiamenti maturati con il terremoto e la pandemia”. L’architetto Stefania Campioli, dottoranda presso il Politecnico di Milano, tra le relatrici del primo convegno di Carpi, spiega i passaggi chiave dell’incontro e le motivazioni e lo spirito che hanno portato alla realizzazione dello stesso.
Come nasce questo convegno?
L’idea è nata all’interno del Tavolo diocesano per il Patrono: nel decimo anniversario del sisma l’obiettivo primario è stato quello di creare una serie di eventi in occasione del patrono di Carpi che coinvolgessero l’intera Diocesi e al tempo stesso si aprissero alla città tutta, impostando il discorso non solo sul concetto di “ricostruzione” ma ampliandolo anche a quello di “comunità”.
Una diversa lettura del terremoto?
In un certo senso sì. Quando si dice “ricostruzione” si pensa subito al patrimonio edilizio, ma occorre ricordarsi anche delle comunità che animano le parrocchie, ferite dalla perdita di spazi in cui trovarsi e riconoscersi ma che hanno saputo generare relazioni reciproche di aiuto e sostegno.
Il titolo del convegno è “Terremoto e pandemia”…
Altro tema del convegno è appunto l’attuale contesto pandemico/post pandemico che ha nuovamente messo in crisi la comunità sotto il profilo delle relazioni, degli incontri. Sisma e pandemia sono due eventi che hanno modificato profondamente l’esistenza di tutti noi e richiedono una “ri-partenza”, una riflessione su un futuro desiderabile che non potrà mai essere uguale al “come eravamo prima”.
Un diverso punto di vista?
L’obiettivo del convegno, dunque, non è solo una lettura di questi 10 anni dal sisma ma cercare di capire come leggere questi eventi che si sono verificati, anche nell’ottica dell’opportunità di cambiamento che ci stanno offrendo per chiedersi di quali spazi e iniziative hanno bisogno le persone oggi. La ricostruzione è fisica, ma non solo. Cercheremo di analizzarla anche nell’ottica futura per capire quello di cui hanno bisogno le comunità per riappropriarsi della propria identità.