«Vado e tornerò da voi»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 22 maggio 2022
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Commento
Continua in questa domenica la lettura dei discorsi di addio tratti dal vangelo di Giovanni. Il brano di oggi è retto, almeno nei primi versetti, dalla domanda di Giuda (non quello che tradì) che al v.22 chiede: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Giuda in fondo si chiede perché Gesù non si manifesti a tutto il mondo in modo chiaro, con segni e gesti clamorosi, come gli sarebbe facilmente possibile. Gesù non risponde direttamente alla domanda ma approfitta per spiegare cosa significa vederlo e quindi anche perché il mondo non lo può vedere. Per vedere Gesù è necessario amarlo e osservare la sua parola, senza quest’atteggiamento del cuore e della vita non serve nessun segno o prodigio. L’adesione dell’amore a Gesù vivente, prima e dopo la resurrezione, è ciò che lo rende presente e con Lui è presente anche il Padre. Si realizza così la profezia di Zaccaria (2,14):«Rallegrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te». Il mistero dell’amore apre un mondo di connessioni e di presenze in cui Dio si manifesta nella nostra vita con un’evidenza chiara agli occhi del cuore. Tutte le volte che ci lasciamo trascinare lontano da questa dimensione d’amore perdiamo la presenza del Padre e in fondo anche quella dei nostri fratelli. L’altro è veramente presente solo quando ho per lui uno sguardo d’amore. Il motivo per cui il mondo non può vedere il Padre e forse non può vedere in generale è dunque la mancanza di amore.
Nei versetti che seguono il discorso di Gesù continua annunciando la venuta dello Spirito Santo, chiamato qui Paraclito. Lo Spirito sarà mandato dal Padre ed è qui indicata una funzione particolare: insegnerà e ricorderà le parole di Gesù. Insegnerà e ricorderà vuol dire che renderà i discepoli capaci di comprendere pienamente le parole di Gesù. I vangeli che noi leggiamo sono stati scritti dalle prime comunità di cristiani che ricordavano, alla luce dello Spirito, i gesti e le parole di Gesù. Anche per noi oggi lo Spirito ha questo ruolo di introdurci nella comprensione delle parole di Gesù e di renderle attuali vivificando con la sua creatività la vita della Chiesa e rendendola feconda in tutte le epoche.
Dopo aver annunciato il dono della sua pace, Gesù si sofferma a parlare della sua partenza, cioè della sua morte, resurrezione e ascensione. Gesù sa che i discepoli sentiranno il distacco e la mancanza e perciò spiega perché non devono essere turbati. La missione del Cristo è stata di annunciare l’amore del Padre e indicare la strada per tornare Lui, dunque il suo destino è di tornare nel grembo del Padre, che è la meta di tutti gli uomini. Gli apostoli non devono essere possessivi e rattristarsi perché Gesù non è più tra loro, ma aprirsi con fede a un percorso che è anche il loro bene. Gli stessi temi compaiono in Gv 16,7: «Ma io vi dico la verità, è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito». La partenza di Gesù sarà il compimento glorioso della sua storia e porterà salvezza e vita per gli uomini. Gesù si sforza di portare gli apostoli e anche noi a contemplare una visione alta della vita, che non resti rinchiusa in una prospettiva meramente materiale, ma si apra ad accogliere le profondità della vita divina.
Paraclito: in greco signifi ca letteralmente colui che è «chiamato accanto» e dunque agisce come assistente, avvocato, sostegno. Troviamo cinque testi sul Paraclito nel vangelo di Giovanni, tutti contenuti nei «discorsi di addio». Il Paraclito viene dal Padre e dal Figlio ed è chiamato Spirito di verità. Le sue funzioni sono: rendere testimonianza a Gesù (Gv 15,26-27), ricordare ai discepoli ciò che Gesù ha detto (Gv 14,26), restare con i discepoli e guidarli a tutta la verità (Gv 16,13).
Mondo: la parola è usata nel vangelo di Giovanni a volte in modo ordinario, per indicare la realtà umana terrena, ma spesso in modo specifico per indicare le forze ostili a Gesù. Gesù non è del mondo (Gv 17,14), questo mondo lo odia (Gv 7,7), ha scelto i suoi discepoli prendendoli dal mondo (Gv 15,19). Satana è chiamato «il principe di questo mondo» (Gv 12,31).