Il suicidio in divisa
In Italia c’è un dato drammatico che riguarda le forze dell’ordine: ogni cinque giorni circa, un suicidio. Nel 2020 i suicidi degli uomini in divisa sono stati 51, nel 2021 57 e la tendenza è in aumento. Questo dato è certamente allarmante, quindi, occorre attivare un attento esame che possa portare in superficie le motivazioni di questi gesti per potere migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tali uomini.
Negli ultimi tre anni si sono verificati 55 casi tra i Carabinieri e 36 nella Polizia di Stato. Non solo si è di fronte a persone, estremamente preziose per il Paese, che soffrono, che mostrano fragilità e che quindi devono essere aiutate ma anche perché lavorano con un’arma da fuoco e quindi i rischi aumentano non solo per loro ma anche per chi sta intorno a loro. Uno dei problemi che può inficiare la risoluzione positiva di situazioni al limite è che molti hanno timore di confrontarsi con gli psicologi interni al Corpo per le possibili ricadute in termini di carriera: quando un militare o poliziotto manifesta problemi psicologici, gli vengono tolti tesserino, pistola e manette a scopo precauzionale e questo può farlo sentire privato della sua identità.
Spesso ricorrono al cappellano per un confronto, proprio perché la garanzia del segreto li tranquillizza a livello di ripercussioni lavorative. Alcuni psicologi consigliano che i militari o i poliziotti che manifestano disagi psichici dovrebbero rimanere in servizio ma con altre mansioni, magari svolgendo lavori d’ufficio. Chi ha un problema psicologico non deve essere isolato, facendolo così sentire abbandonato: è fondamentale che rimanga accanto ai suoi colleghi. È importante, tra colleghi, monitorarsi, rendendosi conto se ci sono cambiamenti di umore, differenze nell’affrontare le situazioni e, parimenti, chi sente di passare attraverso un disagio dovrebbe aprirsi con chi può aiutarlo. Una rete di persone che aiutano e sostengono la persona è di basilare importanza perché questa possa superare il problema senza arrivare al suicidio, rendendosi anche disponibile a cambiamenti nel proprio lavoro senza per questo essere messo a riposo o estromesso dal corpo.
Ci auguriamo che il solo fatto di potere portare alla luce questi episodi e gridare che occorre attenzione l’un con l’altro possa essere un passo importante per evitare questo drammatico epilogo.