Notizie confortanti sul fronte della cura per l’aids
Ad oggi non esiste una terapia in grado di eradicare completamente l’infezione da HIV; esistono farmaci antiretrovirali efficaci in grado di controllare la replicazione virale. L’uso di questi farmaci in associazione è la cosiddetta terapia antiretrovirale (ART).
La sperimentazione, però, non si ferma e in questi ultimi anni si sono ottenuti risultati sorprendenti. Una donna americana malata di Aids nel 2017 è stata sottoposta ha un trattamento sperimentale che, ad oggi, a 5 anni di distanza, si può definire efficace contro la malattia. Questa paziente è stata la terza al mondo a ricevere questa cura particolare aprendo veramente nuove speranze per altri malati. La terapia utilizza un metodo di trapianto di sangue ottenuto da un cordone ombelicale e successivamente un trattamento con cellule staminali adulte.
Il team del New York-Presbyterian Weill Cornell Medical Center in New York City ha identificato nel sangue del cordone ombelicale di un neonato una anomalia genetica che lo rendeva resistente al virus HIV e così, ha utilizzato quel sangue per trattare la donna ammalata. Come si diceva sopra, l’intervento è stato eseguito 5 anni fa; la paziente era stata curata per anni con farmaci antirigetto e antivirali dopodiché ha sospeso ogni terapia per essere trattata con questo metodo. Attualmente la donna non ha traccia di virus HIV nel suo sangue.
Gli altri due pazienti sono stati trattati, uno a Berlino e uno a Londra, con un trattamento simile ma attraverso l’utilizzo di staminali da donatore con la mutazione genetica resistente all’Aids (non con il sangue da cordone ombelicale). Dal punto di vista scientifico è estremamente interessante il fatto che un’anomalia genetica può aiutare a sconfiggere una patologia. Questo, però, non ci deve affatto stupire, infatti: la comparsa di una mutazione nel DNA di un individuo è un evento frequente e se avviene in una cellula della linea germinale, la mutazione può essere trasmessa alla discendenza.
Quando una mutazione ha un effetto negativo sul fenotipo della prole, viene considerata un’anomalia genetica, mentre quando la mutazione apporta un qualche vantaggio che permette di meglio adattarsi all’ambiente, diventa un agente evolutivo. L’accumulo graduale di piccole mutazioni nel corso delle generazioni sta alla base dell’evoluzione della specie. Secondo questa logica, quindi, il tempo selezionerà uomini a cui il virus dell’HIV non sortirà nessun effetto…lo speriamo!