Inizia la Settimana Santa. Sullo sfondo stanchezze e preoccupazioni
Verso la Pasqua per accogliere la speranza.
di Ermenegildo Manicardi, Vicario Generale diocesi di Carpi
A inizio Quaresima 2022 Papa Francesco ha proposto un testo di San Paolo su cui è sensato tornare: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti» ( Galati 6,9-10a).
Il grande rischio di oggi è la stanchezza a tanti livelli. Possiamo elencare la stanchezza per il prolungarsi infinito della pandemia, per i rumori di guerra che incrinano il sogno europeo di pace e portano sui nostri confini non solo stragi e distruzione, ma anche i pericoli della chimica e dell’atomica. Per molti di noi c’è poi il colore grigio o confuso di molta pastorale e spesso della nostra stessa testimonianza. C’è poi una fatica della cultura e della vita pubblica e politica che non riesce a rimuovere egoismi evidenti. Molti soffrono anche per la povertà dei mezzi modesti a nostra disposizione (basti pensare a tanti spazi liturgici feriti). La Pasqua deve portarci una sferzata di vera speranza basata sull’incontro con il volto sereno di Cristo risorto.
Già Isaia aveva costatato: «Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» ( Is 40,30s). Per accogliere la speranza è necessario sfruttare le occasioni tipiche di oggi per dare un contributo positivo. Per esempio, sarebbe molto importante: non opprimere con analisi scontatamente tristi, ma imparare a evidenziare i germi di bene; riattivare con fantasia la comunione nei tempi della pandemia sotto controllo; vivere il prossimo decimo anniversario del terremoto con riconoscenza per quanto si è ricostruito; imparare sempre più uno stile di accoglienza e condivisione anche grazie all’incontro con i rifugiati che sfuggono la guerra e che si affiancano agli emigrati “economici”.
Papa Francesco ha suggerito alcune puntualizzazioni. Non stanchiamoci di pregare. Nessuno si salva da solo, ma soprattutto nessuno si salva senza Dio, perché solo il mistero pasquale di Gesù Cristo dà la vittoria sulle oscure acque della morte. La fede non sopprime le tribolazioni della vita, ma permette di attraversarle con la speranza, che l’amore di Dio ha riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo ( Rm 5,1-5).
Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita e combattiamo contro quella fragilità che spinge all’egoismo e al peccato. Non stanchiamoci di accogliere il perdono: Dio mai si stanca di perdonare anche nel sacramento della Confessione. Non stanchiamoci di prenderci cura di chi ci è vicino. Facciamoci prossimo dei feriti sulla strada della vita: non ignoriamo gli indifesi, i discriminati e gli emarginati che desiderano un ascolto e una relazione sana.
Davvero «se non desistiamo, a suo tempo mieteremo» e, con il dono della perseveranza, otterremo i beni promessi (cf. Eb 10,36). Gesù Risorto è la «primizia» che anticipa il raccolto di cui tutti noi potremo essere parte. Innestati nel Signore, Vincitore della morte, diventeremo certamente frutti maturi e saporosi e, con noi, fioriranno anche coloro che abbiamo aiutato a sperare. Accogliamo la dirompente esortazione di Gesù morto e risorto: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» ( Is 43, 18s).