Difficoltà nel dialogo
L’uomo è per sua natura relazione. Chiuso in se stesso, senza nessun rapporto con l’altro, è come un corpo senza ossigeno: non può vivere. L’uomo ha bisogno di comunicare, così come ha bisogno dell’aria per respirare; e per questo deve saper dialogare. In tutti i rapporti umani la capacità di dialogare è fondamentale: nella famiglia, tra marito e moglie, tra genitori e figli; nella società, tra lavoratori in un’azienda, tra condomini in un grande condominio; nella politica; nei rapporti internazionali. Il dialogo, però, è difficile. Per questo è importante capire quali sono le principali difficoltà.
Una grossa difficoltà che tutti proviamo è la fatica a comprenderci gli uni gli altri. Per vari motivi. Anzitutto, per capire l’altro dobbiamo capire noi stessi; e questo non è facile. Se osserviamo bene, ci rendiamo conto che non riusciamo a vedere perfettamente neppure la nostra immagine fisica; nello specchio il nostro volto ci appare in forma riflessa e non come lo vedono gli altri. Ancor più profondamente, io mi conosco come soggetto mediante la coscienza e la riflessione, ma la sostanza della mia soggettività mi resta oscura. In realtà, quando rifletto su me stesso mi colgo come oggetto della mia riflessione, non come soggetto. Poi, i miei sentimenti, le mie pulsioni, per il fatto di appartenermi, sono visti da me come positivi; persino il mio difetto principale, quello che caratterizza la mia personalità, io lo considero qualcosa di positivo, mentre gli altri lo vedono negativamente. Il dialogo con l’altro presuppone un dialogo sincero con se stesso, e questo non è facile.
Non meno facile è comprendere l’altro. Egli si rivela a noi attraverso le sue parole, i suoi gesti e i suoi comportamenti. Ebbene, le parole sono segni che esprimono concetti, i quali sono la percezione, sempre un poco soggetiva, della realtà. Le parole non suonano mai al nostro orecchio così come sono comprese da chi ci parla. I gesti, ancor più delle parole, hanno un carattere personale e possono essere interpretati in vari modi. I comportamenti, poi, nascondono intenzioni e ragioni che possiamo capire solo quando c’è una vera sintonia con l’altro.
C’è anche un altro aspetto, comune a chi parla e a chi ascolta, che rende difficile comunicare. Quando noi comunichiamo, se la posta in gioco (almeno soggettivamente) è molto importante, è presente in noi una carica emotiva abbastanza forte. Per esempio, nelle situazioni problematiche oppure nelle situazioni conflittuali, quanto più la carica emotiva è forte, tanto più questa dimensione emotiva si fa sentire. In questo caso, nel momento in cui stiamo interagendo con l’altra persona, dobbiamo saper gestire anche le nostre emozioni; e questo non è per nulla facile.
La comprensione reciproca, soprattutto in certi momenti, è molto difficile. Ognuno dei due interlocutori tende a proiettare sull’altro le proprie emozioni, i propri sentimenti, le proprie ragioni. Quello che l’altro dice è interpretato come una contrapposizione a quel che dico io. Il dialogo, così, non è più tale, ma diventa lo sforzo per convincere l’altro che ho ragione io. A questo punto, sarebbe necessario qualche intermediario capace di mediare. Molto più spesso, però, ognuno ricorre a persone che lo confermano ancor più nelle sue ragioni, aggravando la situazione.
Che cosa si può fare per superare tutte queste difficoltà? Anzitutto, dobbiamo renderci conto che esistono. La consapevolezza del pericolo è il primo passo per superarlo. In secondo luogo, è bene fermarsi per un po’ di tempo, aspettando che l’emotività lasci spazio a una maggiore lucidità. In fine, sarebbe opportuno assumere un atteggiamento più umile, riconoscendoci per quello che siamo veramente. Anche in questo caso, la verità, ci rende liberi; anche da noi stessi. Qualcuno ha detto che l’umiltà è così necessaria, che persino la virtù, senza di essa, si corrompe.