Il naufragio della Concordia narrato da Pablo Trincia
CulturalMente, di Francesco Natale
Dieci anni dopo il naufragio della Costa Concordia Pablo Trincia, autore televisivo, giornalista e noto volto della televisione italiana ripercorre con un podcast, Il dito di Dio la storia della nave da crociera semisommersa dalle acque nei pressi dell’Isola del Giglio. Il podcast di recente è divenuto un libro, Romanzo di un naufragio, edito da Einaudi. Per questo secondo appuntamento di CulturalMente ho intervistato l’autore.
Trincia, come nasce Romanzo di un naufragio?
Romanzo di un naufragio nasce insieme al podcast Il dito di Dio. Sono due progetti gemelli nel senso che nascono nello stesso momento. Quando ho deciso di fare il podcast mi son detto “facciamo anche il libro di questa storia, saranno dei prodotti simili, ma che avranno delle differenze”. L’idea era quella di creare una “combo” tra il podcast e il libro che raccontasse questa grande e tragica vicenda della Costa Concordia.
Che differenza c’è tra il podcast e il libro?
Il libro approfondisce alcune storie rispetto al podcast, racconta di più il background dei personaggi, entra di più nelle dinamiche dell’accaduto con più dettagli. Nel podcast, invece, si è scelta una narrazione più incalzante dove quindi tutto quello che era l’origine di gran parte dei personaggi viene lasciata fuori, seppur menzionata.
Il naufragio oltre a segnare le vite dei sopravvissuti con un terribile ricordo, è stato anche uno spartiacque? Esiste una vita prima del naufragio totalmente diversa da quella successiva ad esso?
[Il naufragio, n.d.r.] ha deviato il corso di tante vite, è stato un evento altamente traumatico che in alcuni casi ha portato proprio a delle scelte di vita diverse. Ho parlato con delle persone che hanno cambiato vita dopo quella storia. A tutti quanti sono rimaste paure, angosce e in alcuni casi, ovviamente, dei traumi derivanti dai lutti che hanno subito che inevitabilmente cambiano il corso della vita. È una vicenda che ha cambiato la vita alla maggior parte delle persone che stavano a bordo quella notte e di quelle che sono intervenute dopo, come ad esempio i soccorritori. È stato un buco nero che ha deviato la traiettoria.
Quanto tempo ha impiegato per la realizzazione del libro?
Ci sono voluti tra i 4 e i 5 mesi, unitamente al podcast che ha richiesto una preparazione un po’ più lunga. Diciamo che complessivamente in 10 mesi abbiamo realizzato sia il podcast che il libro, ma erano prodotti che correvano in parallelo. Esattamente un secolo prima della Concordia ci fu il caso del Titanic.
Che similitudini ci sono, ammesso che ce ne siano, tra le loro storie?
Ci sono delle similitudini. Alcune sono delle curiose convergenze. C’è stato il fatto che sia sul Titanic che sulla Concordia si era rotta la bottiglia il giorno dell’inaugurazione. Poi in entrambi casi si è sottovalutato l’aspetto della sicurezza, seppur in modi diversi. Il Titanic era costruito e organizzato in modo tale da non prevedere un eventuale naufragio e quindi con un numero di scialuppe inferiore rispetto al numero complessivo dei passeggeri, mentre sulla Concordia c’erano addirittura più posti sulle scialuppe rispetto al numero dei passeggeri, ma anche in quel caso la sicurezza è passata in secondo piano: si è preferito temporeggiare per motivi francamente incomprensibili e questo temporeggiare, attendere e non dare informazioni ha scatenato sulla nave il caos e nessuno ha avuto modo di mettersi in salvo come prevedevano le procedure. Molte persone non sono riuscite a scendere dalla nave, come nel caso del Titanic.
Pensa che il caso della Concordia, come per quello del Titanic, possa diventare un film? Sarebbe un bene se lo diventasse?
Penso che possa diventare un film e sarebbe un bene, se le cose son fatte con criterio, rispetto, dedizione e con precisione. Tutto può diventare un film e i film aiutano a trovare una cultura comune, a creare una storia che diventi tutti, una storia che tutti ricordano. I film raccontano la nostra contemporaneità, il nostro mondo.