A scalare il purgatorio con Aldo Cazzullo
CulturalMente, di Francesco Natale
Aldo Cazzullo
Ho il piacere di inaugurare questa nuova rubrica culturale con un’intervista ad Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della Sera, che, dopo il successo di “ A riveder le stelle” edito da Mondadori, prosegue il viaggio nell’aldilà dantesco con un secondo libro dal titolo “ Il posto degli uomini. Dante in Purgatorio dove andremo tutti” edito sempre da Mondadori per la collana “Strade blu”.
Partiamo dal titolo “Il posto degli uomini. Dante in Purgatorio dove andremo tutti”. Perché andremo tutti in Purgatorio?
Perché io scherzando dico che le nostre mamme vanno in Paradiso, i nostri nemici all’Inferno, ma a noi un po’ di Purgatorio non ce lo leva nessuno. Non siamo abbastanza cattivi per l’Inferno, ma non siamo neanche così buoni per il Paradiso. Dante stesso si pensava nel Purgatorio tra i superbi. Il Purgatorio è umano, assomiglia alla vita. Non a caso esiste il tempo. Il sole sorge e tramonta. Il tempo sulla Terra ci avvicina alla morte, ma quello del Purgatorio ci avvicina al Paradiso e dunque alla salvezza.
C’è un personaggio nel Purgatorio che l’ha colpita maggiormente?
Due personaggi in particolare. Una è Pia Dei Tolomei perché è l’unico personaggio di tutta la Divina Commedia che si preoccupa per Dante, che si prende cura di lui e pensa alla fatica che gli comporta l’aver intrapreso il viaggio. Per altro Pia Dei Tolomei, come Francesca da Rimini, è vittima di un femminicidio. L’altro personaggio è Manfredi perché ci dimostra il senso della bontà di Dio e della sua misericordia.
Nel Purgatorio vi è la famosa invettiva civile: “Ahi, serva Italia, di dolore ostello/ nave sanza nocchiere in gran tempesta/ non donna di provincie, ma bordello…”. Questi versi sono ancora attuali?
Questi versi sono sempre stati molto vivi. Hanno spronato molte persone a battersi per l’Italia. In particolare durante il Risorgimento gli italiani avevano in mente questi versi di Dante. Carducci ha scritto che quando Mazzini e Garibaldi sentivano questi versi veniva loro voglia di imbracciare il fucile e di combattere per la libertà e l’indipendenza dell’Italia. Nello spettacolo teatrale che ho fatto con Piero Pelù, Piero, dopo aver letto questi versi, cantava “Povera Patria” di Franco Battiato che è una canzone che Piero e io consideriamo ispirata all’invettiva di Dante.
In Purgatorio si respira il valore del tempo e dell’attesa. La società di oggi sa attendere? L’attesa è una punizione?
Questa è una domanda molto interessante. Oggi, nella società della rete, il tempo si è tanto abbreviato. Per i 70enni c’è stata un’infanzia pre-televisiva, per noi 50enni c’era già la TV, ma una TV con molti meno canali rispetto a quella di oggi. Avevamo tempo per giocare ed annoiarci. Adesso questo tempo non c’è più. Il tempo è frammentato. La rete è l’eterno presente, il passato non ha profondità. Questa è una cosa preoccupante. I 700 anni dalla morte di Dante ci hanno però dimostrato che è possibile andare affondo alle cose, recuperando la Divina Commedia su cui si basano le fondamenta della lingua italiana.
Nel Purgatorio si sale e nell’Inferno si scende, il Purgatorio è morfologicamente opposto all’Inferno, ma lo è anche concettualmente? Il Purgatorio è il contrario dell’Inferno?
La Chiesa riconosce l’esistenza del Purgatorio soltanto nel 1274, quando Dante aveva 9 anni. Ma nessuno sapeva dov’era e com’era fatto. Si concepiva il Purgatorio come una variante un po’ attenuata dell’Inferno. Dante, invece, cambia tutto. Il Purgatorio è il contrario dell’Inferno. L’Inferno è una voragine, il Purgatorio è una montagna, l’Inferno è buio, il Purgatorio è coloratissimo, nell’Inferno si sentono strida e bestemmie, nel Purgatorio si sentono canti e preghiere, nell’Inferno non c’è speranza, il Purgatorio è il regno della speranza.
Per ultimo le faccio una domanda più personale. Lei in che cornice si collocherebbe?
Nei golosi che sono messi a dieta. Amo il buon mangiare e mi tocca qualche annetto tra i golosi.