L’ennesimo gioco del grande a scapito del piccolo
Quando qualcuno cerca di far capire a qualcun altro che non esistono solo diritti, che non è sempre lecito tutto ciò che è possibile fare o ottenere, questo qualcuno viene raggiunto da ogni malevola parola. Il diritto di fare ciò che si ritiene giusto, anche a scapito di qualcun altro, è una delle parole d’ordine imperanti della nostra società.
Chi cerca di far ragionare su come i diritti abbiano sempre la controparte in doveri, viene accusato di moralismo, di ingerenza, di intralcio ad una libertà causa efficiente, molto spesso, di danni a terzi irreparabili. Come volevasi dimostrare, questo è successo anche qualche giorno fa ma, purtroppo, non è un caso isolato. Una coppia italiana, di Novara, “ordina” un figlio con l’ausilio di una madre surrogata in Ucraina.
Al momento di andare a “ritirare il pacco”, perché la mentalità della procreazione medicalmente assistita è quella equiparabile alla produzione di oggetti, la madre surrogata si è sentita dire dalla coppia di italiani di aver cambiato idea.
La procura di Novara sta indagando e ci auguriamo che possa trasmettere a questa coppia, attraverso una sentenza giusta, la gravità della loro decisione e la leggerezza con la quale hanno deciso di “fare” un figlio. Il problema rimane perché questa bambina è senza un papà e una mamma. La bambina è entrata in Italia grazie all’inter- vento del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia (Scip) e della Croce Rossa italiana: dalle braccia del poliziotto che l’ha riportata in Italia da Kiev, a quelle
dell’agente che ora l’ha presa in affido; infatti, è stata data in affidamento a un poliziotto, in attesa di essere adottata. Questa volta la vicenda ha avuto un lieto fine grazie a delle persone che amano veramente i bambini e non li trattano come oggetti da ordinare e restituire. Al plauso a queste persone, orgogliosi che appartengano alla Polizia di Stato italiana, si aggiunge l’amarezza nel pensare che esistano degli adulti protesi solo al loro interesse senza per nulla preoccuparsi dell’interesse dell’altro.
Ci auguriamo vivamente che messaggi verbali e scritti possono giungere al cuore e alla mente di quel tipo di persone che mercificano la vita umana e che possano rispondere non interpretando questi moniti come attacchi alla libertà e ai diritti ma come richiami sacrosanti ad un’etica della vita che non ammette sconti a chi gioca con essa.