«Amate i vostri nemici»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 20 febbraio 2022
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non richiederle indietro. E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. (…)”.
Commento
Questa domenica continuiamo la lettura del discorso della pianura del vangelo di Luca. Gesù dopo aver proclamato le beatitudini e i guai continua a insegnare, ora come un maestro di morale, ma di una moralità alta ed esigente che sconfina molto rapidamente nell’atteggiamento spirituale verso la vita. Il tema in fondo è uno solo e parte già con l’apice dell’insegnamento di Gesù: amate i vostri nemici. Si può sentire una connessione con le beatitudini e i guai detti subito prima. La contrapposizione poveriricchi, sazi-affamati potrebbe aprire al rancore, ad un sentimento di rivincita. L’amore al nemico intercetta sul nascere ogni possibilità di reazione ostile e radicalizza ulteriormente le beatitudini. L’amore al nemico non è qualcosa di sentimentale; come è subito chiarito è fare del bene a quelli che ci odiano. Con parole di benedizione, con la preghiera e con l’azione concreta.
Segue la cosiddetta regola d’oro, già presente nell’Antico Testamento e anche nella letteratura dei moralisti del mondo antico. Gesù anche in questo caso approfondisce e radicalizza. Ad una ragionevole criterio di reciprocità sostituisce una generosità che va oltre il richiesto. Per ben tre volte fa notare che «anche i peccatori amano quelli che li amano » mentre l’uomo delle beatitudini ha nel cuore una gratuità e una generosità di altra qualità. Riprendendo l’inizio del discorso, «amate i vostri nemici», Gesù finalmente chiarisce la radice di tanta radicalità. Essere figli dell’Altissimo vuol dire essere all’altezza del Padre, essere misericordiosi come il Padre. L’amore al nemico non si basa su un desiderio di pace sociale, ma sul senso della vita e delle relazioni che nasce dall’aver conosciuto in Gesù l’amore del Padre.
Il brano di oggi termina con alcune sentenze di stile sapienziale che invitano a non giudicare, non condannare e perdonare. Ancora una volta la radice di questi comportamenti è l’aver conosciuto la misericordia del Padre e la possibilità di riuscirci è legata alla sua grazia. Il detto sulla misura chiude in modo perentorio la pagina di oggi, come se Gesù dicesse: non misurate, avete capito che le cose degli uomini e di Dio non sono soggette a misura? La qualità di qualsiasi amore umano, divino, religioso non si misura.
Il peccatore lo misura, perché non conoscendo Dio e la sua misericordia non può che farsi misura della cose, fare del suo io la misura delle cose. Il mondo diventa allora uno spazio “metrico” dove tutto è valutabile e alla fine risulta per forza fatto di poco. Invece la prospettiva di Dio è la misericordia, di una qualità smisurata o se si vuole infinita.
L’infinita misericordia di Dio è una infinita accoglienza, dove l’umano con i suoi limiti fa un balzo, perché nelle sue profondità più autentiche ne è capace. L’amore al nemico e la misericordia di Dio ci parlano delle capacità del cuore dell’uomo, ci rivelano la possibilità di abissi di bene. Naturalmente in questa ottica non ha senso giudicare o condannare. Capiamo anche il senso della reciprocità del versetto finale; chi resta nel campo della misura non potrà che sentirsi misurato anche da Dio.
Regola d’oro: la regola d’oro, sia nella forma positiva (fai agli altri … ) che nella forma negativa (non fare agli altri …) è presente in tutte le culture. Nella Bibbia troviamo «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18) e nei commenti rabbinici «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te: questa è tutta la Torah. Il resto è commento. Va’ e studia» (Talmud babilonese, Shabbath 31 a). Nel mondo greco “Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare” (Talete). In Cina tra gli insegnamenti di Confucio troviamo: «Zigong domandò: “C’è una parola che faccia da guida per tutta la vita?” Il Maestro disse: “È la reciprocità. Quel che non desideri per te, non farlo agli altri”». La Regola d’Oro è implicitamente espressa in molti versetti del Corano, ed è esplicitamente dichiarata nei detti di Maometto nella forma: “Desidera per il tuo prossimo ciò che desideri per te stesso”.