In Emilia le mafie hanno messo radici
Emilia-Romagna: 2° posto tra le regioni del centronord per le interdittive antimafia, 4° posto in Italia per segnalazioni di riciclaggio e 5° posto per operazioni finanziarie sospette.
di Pierluigi Senatore
Nicola Gratteri, Pier Luigi Senatore e Antoio Nicaso; Lucia Musti.
“Il distretto dell’Emilia-Romagna è un distretto di mafia”. Lo ha detto la procuratrice generale reggente di Bologna, Lucia Musti, nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario, ricordando le “maxi indagini” della Dda e i processi già conclusi contro la criminalità organizzata in regione, nell’ultimo anno, ad esempio, la sentenza della Corte di assise di appello che ha ribaltato il giudizio di primo grado, infliggendo quattro ergastoli per due omicidi del 1992, anche al boss Nicolino Grande Aracri.
“Dobbiamo evidenziare che all’iniziale infiltrazione delle mafie nella nostra regione è succeduto l’insediamento, fino all’attuale radicamento”, ha osservato Lucia Musti, già Procuratore a Modena e che quindi conosce bene la nostra realtà. Da indagini e processi, ha detto, “è evidente che non è più questione di presenza di mafiosi, di diffusione di mentalità, ma piuttosto di condivisione del metodo mafioso anche da parte di taluni cittadini emiliano- romagnoli, imprenditori, cosiddetti colletti bianchi, ovverosia professionisti, i quali hanno deciso che ‘fare affari’ con la ‘ndrangheta è utile e comodo.
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