Omelia del cardinale Zuppi nella messa di suffragio nel 10° anniversario della morte del presidente Scalfaro
"Ha amato la Chiesa e proprio per questo ha servito le istituzioni della città degli uomini, senza nascondere le proprie convinzioni"
Omelia del cardinale Matteo Maria Zuppi nella santa messa di suffragio nel 10° anniversario della morte del presidente Oscar Luigi Scalfaro
Cattedrale di Carpi – Sabato 29 gennaio ore 11.15
Il profeta Natan mette Davide di fronte a se stesso. La Parola di Dio – che è sempre profezia per trovare il futuro per cambiare il presente e che ci aiuta a capire la nostra vita nel profondo – è la vera interpretazione di noi stessi, più di qualsiasi tecnico. La Parola di Dio ci fa sentire l’amore di Dio, di quel Tu che ci ama per davvero, senza le distorsioni di tante spiegazioni che finiscono per lasciarci soli. La Parola di Dio non è compiacente come non è nemmeno un rimprovero, una legge, un castigo. La Parola di Dio non si addomestica secondo le convenienze. È tutt’altro che un politically correct sciapo e che va bene per tutto e per tutti, come non è una verità antipatica, distante, senza misericordia. Dio non è un’entità che possiamo modellare a seconda delle necessità perché deve sostanzialmente corrispondere ad un’unica richiesta: fare stare bene. E se è questa la regola, il problema è suo, non nostro! La Parola di Dio rivela la miseria della nostra presunzione per aiutarci a cambiare, per essere consapevoli del male. Ci mette di fronte a noi stessi per capire, come un itinerario di consapevolezza, come per aiutarci a giudicarci da soli e a capire noi stessi chi siamo e cosa dobbiamo fare. “Tu sei quell’uomo!”, disse il profeta, perché Davide diventasse veramente uomo. È lui che dona la sua vita perché nessuno la perda e perché il male sia vinto una volta per tutte dall’amore infinito del Padre.
Quante tempeste della vita disperdono la nostra fragilità! Ogni male è una pandemia, ogni sofferenza è sempre parte di una sofferenza più grande e affrontare la tempesta della vita assieme, (in realtà siamo già sulla stessa barca), ci permette di raggiungere la bonaccia che tutti aspettiamo. Siamo uomini di fede, che non vuol dire affatto non avere paura perché il confronto con il male è sempre difficile, ci trova sempre impreparati, ci fa soffrire tristezza e angoscia nel nostro cuore, in quel personale e sempre solitario nostro orto degli ulivi dove c’è solo il Padre cui affidare la nostra vita e del quale fare la volontà.
Il Vangelo ci ricorda anche che Gesù è sulla nostra stessa barca, con la nostra stessa fragilità e ci aiuta ad ascoltare sempre quella sua Parola di amore che non ci rende invulnerabili ma più forti del male. È la sua Parola che porta la bonaccia nella confusione e nell’incertezza dei nostri pensieri e sentimenti, perché amore più forte delle minacce e dal quale nessuno ci potrà mai separare. Gesù ci chiede di essere uomini di fede, cioè consapevoli della forza che è nel nostro cuore, quella per cui, come spesso ripete a chi cercava guarigione, è proprio la nostra fede che ci ha salvato, che ci ha aperto la salvezza come aprire la porta all’amore.
Ricordiamo oggi con tanta lode e riconoscenza Oscar Luigi Scalfaro, cristiano che si è affidato con fermezza all’amore del Signore, che ha vissuto pienamente la sua laicità mai come rinunzia della vera vocazione, quella di cristiano, di essere discepolo, al di là di qualsiasi ministero. Ha amato la Chiesa e proprio per questo ha servito le istituzioni della città degli uomini, senza nascondere le proprie convinzioni (non si è mai tolto il suo distintivo dell’Azione Cattolica) e con piena laicità.
Nel suo discorso all’insediamento disse: “Ma proprio perché ho espresso sentimenti della mia fede religiosa, in quest’aula solenne sento di inchinarmi alla fede religiosa di ogni credente di ogni altra fede. Sento il bisogno di inchinarmi alla libera scelta di chi non accoglie nel suo animo pensieri e valori trascendenti. La mia devozione per la libertà di coscienza di ciascuno, oltre che rispetto di un principio di diritto naturale sancito nella Carta costituzionale, è rispetto sentito, profondo e devoto, perché la libertà di coscienza è il midollo della libertà e della dignità della persona umana. Incontriamoci dunque sui valori dell’uomo: sono il denominatore universale! Incontriamoci sull’amore vero, umile, silente ma concreto per questa nostra patria, che ha diritto alla nostra ferma volontà di una unità vera sui valori umani che non tramontano”. Amava la Chiesa come ha amato Maria. La profonda pietà mariana che segnava la sua fede ha sentito in profondità il bisogno di una presenza materna nella vita dei credenti, nella vita degli uomini, spesso indurita dalla violenza e dall’abbandono. Tutti abbiamo bisogno di una protezione materna, nessuno è così forte da poterne fare a meno.
La sua era una fede scevra da ideologismi. Si metteva davanti a “Domineddio”, come lo chiamava, con tutto se stesso, senza rinunciare ad essere se stesso. La sua radice spirituale era senz’altro quella legata a San Francesco del quale voleva vivere la semplicità e l’amore per il prossimo. Si nutriva della lettura delle Sacre Scritture, partecipava tutti i giorni alla Santa Liturgia, non tralasciava mai la preghiera ed era fedele all’aiuto per i poveri, sino alla fine della sua vita, sino a questi ultimi giorni. Da Presidente della Repubblica volle partecipare al pranzo per i poveri nella basilica di Santa Maria tra i poveri. Durante la guerra Iran – Iraq richiese al governo turco di lasciar passare attraverso la frontiera trecento profughi iracheni permettendo loro così di sfuggire alla morte. La sua stessa casa di famiglia a Novara è diventata una struttura di accoglienza per poveri, realizzando il suo desiderio quando nel 2012, pochi giorni prima di morire, donò l’abitazione alla Comunità di Sant’Egidio, chiedendo che diventasse appunto un rifugio per bisognosi.
Ha manifestato la sua fede senza ostentarla, perché la fede è fonte di ispirazione per la vita, riferimento indispensabile per conservare l’integrità nei comportamenti, forza e ispirazione per l’impegno civile e politico. Insomma, un cristiano e basta, al di là di geografie obsolete e etichette formali. Il suo grande impegno è stato nella ricostruzione del Paese, nel suo sviluppo, con una passione intelligente e attenta all’equità e alla giustizia, sino all’ostinazione. Il suo rigore per una politica che non fosse mai asservita ad interessi personali, che fosse ricca di ideali e non di mezzi, per l’uguaglianza e i diritti, insomma che vivesse pienamente quello spirito della Costituzione, del quale era uno dei padri, fondamento della nostra casa comune. Per lui la Chiesa e il diritto erano la patria della libertà e del valore della persona. Non era certo tenero nei confronti delle ideologie, sempre a difesa della libertà della persona e della coscienza. Una Chiesa, ed è un legame in più con Carpi, di fraternità vicina alla gente, “madre lieta di tanti figli”, specie i più poveri, come vedeva realizzata in tante esperienze, ad esempio Nomadelfia, con don Zeno e la Irene, una delle prime mamme, che si rivolgeva a lui come ad un padre.
“Perché avete paura? Non avete ancora fede?”, ci chiede Gesù. Papa Francesco ha invitato, in questa pandemia, a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. “Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri”. Il ricordo di Oscar Luigi Scalfaro ci aiuta nell’impegno civile e politico e ci spinge in questa crisi a quell’amore politico così importante per costruire un mondo di “Fratelli tutti”.
Marianna ha scritto in questa occasione dei dieci anni della scomparsa del papà una lettera che si conclude con queste parole che credo tutti facciamo nostre: “Tu, da credente laico, hai sempre indicato i valori della libertà da vivere con responsabilità, della dignità della persona, della fede solidale aperta al Trascendente. Penso che questo possa essere l’augurio di buon cammino per il nostro Paese. Grazie, papà. Ti voglio bene”. Sì, anche noi ti vogliamo bene e ringraziamo il Signore del dono della tua vita e facciamo tesoro della tua testimonianza.