A fianco del paziente con un approccio multidisciplinare
Fabrizio Turrini, 52 anni, è il nuovo direttore della Struttura complessa di Medicina Interna del Ramazzini. “Riaprire l’area Covid ma con condizioni diverse”.
di Maria Silvia Cabri
Fabrizio Turrini
Si occupa di diagnosticare e trattare patologie molto diverse e complesse affrontandole dal punto di vista medico. È l’internista, medico dotato di competenze trasversali, che opera in stretta sinergia con le altre specializzazioni. Dal 1° gennaio scorso, il dottor Fabrizio Turrini è il nuovo direttore della Struttura complessa di Medicina Interna dell’ospedale Ramazzini di Carpi.
Un passaggio di testimone con il dottor Carlo Di Donato, andato in pensione nel novembre 2020, cui ha fatto seguito la nomina ad interim della dottoressa Adele Palomba. Originario di Sassuolo, 52 anni, il dottor Turrini è specializzato in Medicina Interna e in Cardiologia. Dopo due esperienze formative negli Stati Uniti e in Canada e un master in Biomedical Science conseguito nel Regno Unito, inizia la propria attività professionale nel 2001 presso il reparto di Medicina Interna dell’Ospedale di Guastalla, prima di passare, nel 2003, all’Ospedale Estense e poi a Baggiovara presso la Medicina Interna, fino all’incarico al Ramazzini di Carpi.
Dottore, con che spirito ha iniziato la sua direzione al Ramazzini?
Nel mio immaginario c’era un inizio diverso… Come prima cosa avrei voluto conoscere le persone, l’ambiente, la storia, il vissuto che sta dietro all’equipe con cui lavorerò. Ma ho dovuto bruciare tutte le tappe in quanto mi sono trovato subito in battaglia e la combatterò insieme a tutti gli altri.
Una partenza impegnativa…
Al mio secondo giorno al Ramazzini mi è stato chiesto di riaprire l’area Covid nel reparto. Ho una certa esperienza alle spalle, avendo affrontato la prima ondata e le altre quando ero all’ospedale di Baggiovara, con tutte le annesse emergenze logistiche ed organizzative, ma ammetto che sì, è stata una partenza impegnativa… continua a leggere oppure abbonati qui.