Ottimisti perché presi per mano dal Dio con noi
Cari lettori, un imprevisto dell’ultima ora mi impedisce d’essere con voi su questo spazio settimanale, con la nota consueta. Mi è successo un ritardo sulla scaletta degli impegni, come quando si calcolano male i tempi e si arriva in stazione mentre l’ultimo vagone ti saluta con il suo incedere lento e beffardo.
Poco male direte voi, considerata la ricchezza di contributi che trovate nel resto del giornale. In realtà Notizie sta acquisendo uno spessore sempre più lusinghiero. Merito di un gruppo di Redattori capaci e motivati che in questi anni hanno portato il settimanale a livelli di assoluta qualità nel panorama dell’informazione cattolica. Da parte mia vivo tutto questo come una sorta di immeritata fortuna che mi è capitata lungo il percorso professionale.
A portare un ulteriore valore si sono aggiunti gli interventi del vescovo Erio, una figura di assoluta eccellenza nella Chiesa italiana. A tutti i miei Collaboratori, al Vescovo e alla bella comunità cristiana di Carpi i miei auguri più cari insieme al grazie per le loro importanti testimonianze. A tutti, come Direttore, vorrei chiedere un sussulto di fiducia nelle grandi possibilità dei nostri piccoli mezzi di informazione. Questi sono i tempi del piccolo resto.
Piccoli nei numeri magari, ma proprio perché piccoli oggetto della promessa del Signore, il quale viene incontro alla debolezza per far emergere il suo protagonismo, davanti a un mondo convinto che tutta la forza stia nelle mani dell’uomo. Quando sono debole è allora che sono forte, dice San Paolo, a ricordarci che è nella povertà di mezzi e di numeri che si sprigiona la forza di Dio. Credere questo è credere che il Natale è promessa che si ripete. Qui, ora. In un tempo nel quale, con scelta improvvida, qualcuno, vestendo indegnamente i panni nobili della politica per incartare ideologie bislacche, suggerisce di rimuovere feste e nomi cristiani.
Lontano da noi l’intenzione di entrare in polemica. Ognuno muore della propria malattia. Piuttosto scateniamo la festa, perché sentano tutti, anche i lontani, che siamo ottimisti. Nonostante tutto. Ottimisti perché non abbandonati al destino, ma presi per mano dal Dio con noi, il quale non cessa di chinarsi sulle nostre infermità.