Bagliori d’incendio, presentato il nuovo libro di Fabio Montella
Un testo che tratta delle violenze politiche nella provincia di Modena a cent’anni dall'ascesa del fascismo.
Domenica 19 dicembre all’Auditorium Loria lo storico e giornalista Fabio Montella ha presentato il suo nuovo libro, intitolato Bagliori d’incendio. La violenza politica a Modena e provincia tra Guerra di Libia e Marcia su Roma. L’autore ha dialogato con Giovanni Taurasi, trattando alcuni degli aspetti e delle vicende che hanno portato alla realizzazione del testo. Un libro che mira a fare luce sul clima infuocato che si respirava a Modena e dintorni cent’anni fa, quando il Partito Nazionale Fascista si stava ormai consolidando in preparazione della Marcia su Roma.
“Sono stati periodi intensi – spiega Montella – nei quali da ogni azione si generava una reazione, con una quantità impressionante di fattori scatenanti. L’immagine del fuoco non è semplicemente un simbolo della violenza di quel periodo: incendiare fu davvero una delle azioni più ricorrenti di anni in cui si bruciavano registri di camere del lavoro, quadri di Marx o Lenin e tanti altri simboli”.
Un insieme di tanti fattori
L’eredità della Prima Guerra Mondiale lasciò nelle nostre zone un terreno sensibile a malcontenti. La delusione per la “Vittoria mutilata” negli ambienti della destra e la mancata concessione di territori ai reduci di guerra di sinistra, trovarono sfogo in centinaia di episodi violenti tra Modena, Carpi, Bassa modenese e Bassa mantovana.
Tra questi episodi Montella cita anche l’omicidio di Agostino Zanfi e Gino Ognibene, ragazzi di 15 e 16 anni uccisi a Quartirolo in un’errata spedizione punitiva di matrice fascista. Spedizione a cui si lega anche al nome di Dorando Pietri. Il maratoneta, convinto fascista, inconsapevole che in quella casa di campagna non si trovassero comunisti ma ragazzini cattolici in festa, si prestò ad accompagnare i fascisti sul luogo della tragedia.
Ma il libro si interroga anche sulle figure che avrebbero potuto arrestare il fascismo nella sua fase embrionale, che nella maggior parte dei casi si prestarono invece ad una collaborazione più o meno silenziosa con i maggiori esponenti fascisti. Un lavoro di grande valore, che prova a fare luce su vicende e avvenimenti in parte rimossi ma che portarono man mano i nostri territori ad essere parte integrante del regime fascista.