«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 19 Dicembre 2021
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Commento
L’incontro tra Maria ed Elisabetta è un piccolo brano di transizione tra i racconti di annuncio di nascita (a Zaccaria e a Maria) e quelli della nascita (di Giovanni e di Gesù). Tuttavia ha una sua individualità e una sua particolarissima bellezza. L’evento narrato è noto anche come “visitazione” ed è stato spesso rappresentato nella storia dell’arte.
L’incontro tra Maria ed Elisabetta ha un carattere familiare ma contemporaneamente solenne: è naturale che due donne incinte si vogliano incontrare per raccontarsi esperienze ed emozioni ed anche per aiutarsi, ma in questo caso c’è qualcosa di straordinario. Il loro abbraccio è un singolare importantissimo passaggio della storia della salvezza.
Dio costruisce la sua storia insieme agli uomini con re, condottieri e profeti ma qui sembra preferire donne e bambini (come del resto ha fatto varie volte nel corso della storia di Israele). Questo suscita tenerezza ma non meno vigorosa responsabilità e spirituale consapevolezza del momento. Il Dio che ama la vita, nella svolta fondamentale della storia, si affida a delle nascite e a persone capaci di accoglienza.
Accoglienza è la cifra umana fondamentale di questo brano. Due donne si vengono incontro, entrambe aspettano un bambino, entrambe hanno accolto il piano di Dio. Si parla di gente che “fa spazio dentro di sé” perché altri possa formarsi e vivere, che sceglie di aprirsi a una rete di relazioni. Questa icona dell’accoglienza è un invito a lasciarsi coinvolgere nella vita in tutte le sue dimensioni.
Al momento dell’incontro e del saluto già i piccoli si riconoscono e Giovanni dà segni di gioia, il profeta riconosce il salvatore. Elisabetta si esprime in un breve esultante cantico di lode, dove trova spazio una benedizione per Maria e suo figlio. Si noti che Eli- sabetta ha una lode particolare per Maria, certo un eco della stima che la Chiesa primitiva aveva per la mamma di Gesù.
La gioia dello spirito guida a un’intuizione sulla realtà e vi trova non solo cose e fatti ma sensi spirituali, eventi di salvezza. E bello vedere come la gioia vera possa guidarci a una comprensione profonda dei fatti della nostra vita. Il discorso di Elisabetta termina con una beatitudine che celebra la vera grandezza di Maria: Maria è beata perché ha creduto alla Parola di Dio, si è fidata e ha accettato di costruire la storia della salvezza con Dio.
Aggiungiamo questa beatitudine a quelle di Gesù e lasciamoci affascinare dallo stile di vita mostrato da questo racconto, fatto di fede e incontri. Incontro fra donne, fra donne di fede, fra donne aperte alla vita, incontro fra bambini che già si riconoscono. Intima e delicata esperienza di fede come intima e delicata è ogni esperienza di maternità. L’umano è trasfigurato e diventa nella sua semplicità manifestazione di un divino senza incertezze. Lo spirito muove gli animi e le carni. L’identità diventa luogo di benedizione. E il riconoscimento avviene nella gioia.
Madre del Signore: l’evangelista Luca usa il titolo Signore ( kyrios) non solo per Gesù risorto ma anche durante la sua attività terrena e persino alla nascita (Lc 2,11) e prima della nascita.
Esclamò a gran voce: questa espressione ricorda l’esultanza del popolo al passaggio dell’arca dell’alleanza: “tutto Israele faceva salire l’arca dell’alleanza del Signore con grida, con suoni di corno, con trombe e cimbali, suonando arpe e cetre” (1Cr 15,28). Come preghiamo nelle litanie, Maria è l’arca della nuova alleanza.