«Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»
Commento al Vangelo di don Carlo Bellini - Domenica 12 Dicembre 2021
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile ». (…)
Commento
Nella terza domenica d’avvento incontriamo ancora Giovanni Battista e la sua predicazione. La prima parte del brano è riportata dal solo vangelo di Luca e ci mostra varie categorie sociali che, catturate dal richiamo alla conversione di Giovanni, chiedono consigli su cosa fare. La domanda “che cosa dobbiamo fare?” è tipica di chi ha ricevuto un annuncio forte della parola di Dio e vuole concretizzarlo nella pratica della sua vita. La troviamo anche in Atti 2,37 come reazione alla prima predicazione di Pietro: “all’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: ‘che cosa dobbiamo fare fratelli?’”.
La conversione è cambiare mentalità, cuore, ma alla fine è anche cambiare comportamento. Vediamo dunque i consigli di Giovanni Battista, che saggiamente sono differenti secondo le categorie di persone. Alle folle, cioè a tutti quelli che lo seguivano, dice di essere generosi, di condividere quello che si ha; dunque di cominciare nel modo più concreto facendo gesti di amore, condividendo cose. Si tratta di un modo molto umano e semplice di sposare lo stile dell’altruismo e del dono, ma potrebbe servire anche a noi. Poi i pubblicani cioè gli esattori delle tasse che facevano un mestiere odiato ed esposto alla tentazione di frodare: a loro chiede di essere onesti cioè di non esigere più tasse del previsto per tenersele. Anche in questo caso non si tratta una richiesta clamorosa ma un piccolo passo che migliora la propria condotta morale.
L’ultima categoria potrebbe sorprenderci: i soldati. Si tratta di soldati romani del contingente di occupazione del territorio, che spesso rimanevano affascinati dall’attitudine spirituale della terra di Palestina e finivano con l’ascoltare con interesse i predicatori. Nel vangelo troviamo altri soldati che si rivolgono anche a Gesù. Ai soldati Giovanni chiede di non essere inutilmente violenti e di accontentarsi delle proprie paghe, che probabilmente erano modeste e quindi fonte di lamentele. Anche qui richieste di moderazione.
I consigli di Giovanni non vanno nella direzione di conversioni eroiche ma spingono a porre gesti concreti che vadano nella direzione giusta, gesti che preparino l’uomo alla venuta di un salvatore che ha qualcosa di forte da dire sul piano etico. Dobbiamo apprezzare la concretezza e la saggezza di queste richieste che entrano nel particolare della vita di ognuno. Anche per noi potrebbe essere molto utile individuare gesti concreti e personalizzati che mettano in moto la nostra conversione.
Nella seconda parte del brano Giovanni deve dichiarare la sua identità a chi lo scambiava con il Messia. Qui Giovanni non ha dubbi sull’indicare un altro che porterà la vera salvezza, che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Il vangelo deve chiarire i rapporti tra Giovanni e Gesù, questione che già per i primi cristiani doveva essere scottante. Nel fare questo mostra in Giovanni una rara virtù, quella di non voler indicare se stesso, di non voler essere al centro dell’attenzione. In tanti discorsi parliamo sempre di noi stessi, quante volte usiamo la parola “io” o “mio”! Giovanni ci invita a guardare fuori di noi a indicare l’altro. In particolare nell’apostolato la nostra azione deve portare a Gesù e non fermarsi a noi stessi.
Giovanni insegna con l’esempio e la parola a decentrarsi e ad aprirsi nel dono agli altri per essere poi pronti ad abbandonarsi al dono dello Spirito che viene.
Sulla domenica della gioia: la terza domenica di Avvento è caratterizzata dal tema della gioia che si esprime nelle prime due letture. Il profeta Sofonia (Sof 3,14-18), pur essendo in un momento drammatico della vita d’Israele, è ispirato a pronunciare parole di speranza e gioia. San Paolo nella lettera ai Filippesi (Fil 4,4-7) ricorda che la gioia è un tratto distintivo dei cristiani.
Battesimo in Spirito Santo e fuoco: con il battesimo nel nome di Gesù si apre per l’uomo una via di salvezza, in cui lo Spirito converte il cuore dall’interno, o una via di condanna, mediante il fuoco devastatore.