Dal carcere: essere parte della comunità
In ascolto dei detenuti e dei volontari carpigiani nelle carceri di Modena e di Bologna.
di Giacomo Sforzi
A sinistra: Vaticano 21 giugno Papa Francesco riceve in udienza un gruppo di detenuti del carcere romano di Rebibbia. ph Vatican Media – SIR
A destra: Fra Giuseppe
Un ambito del quale desideriamo metterci in ascolto in questo tempo di Avvento è la realtà del carcere. I lettori di Notizie hanno avuto la possibilità di entrare più volte in carcere con la rubrica avviata da Antonia Fantini e proseguita da Pietro Arcolin.
L’esperienza del carcere, oltre ad isolare l’individuo dalla società, può produrre un rifiuto verso se stessi, minando la dignità dei detenuti, lasciati soli. Ad accompagnare queste persone sono impegnati numerosi volontari, spesso insieme ai cappellani, per assicurare sostegno e conforto morale. All’interno del Consiglio Missionario Diocesano sono presenti alcuni volontari che nei giorni scorsi hanno portato le loro testimonianze durante un incontro presso la parrocchia di Quartirolo.
Fra Giuseppe, instaurare rapporti umani
Come aiutare un detenuto? Cosa si può fare per un carcerato? L’invito di Gesù “ero in carcere e siete venuti a trovarmi” non è così semplice da mettere in pratica, per tanti motivi. Eppure diverse persone dedicano tempo a chi è privo di libertà attraverso attività di qualsiasi genere.
Tra i volontari che operano nel carcere di Bologna c’è anche chi si dedica all’aspetto spirituale, per aiutare i carcerati a tenere viva la relazione con il Signore in un periodo così complicato. Sacerdoti, suore e fedeli laici si prestano per colloqui personali e, quando richiesto, per percorsi di preparazione ai Sacramenti. Anche attività culturali legate al giornalismo e al cinema fanno parte delle iniziative proposte dai volontari, assieme alla festa della famiglia tenuta due volte all’anno per riunire i detenuti coi loro cari.
Coloro che aiutano con spirito cristiano offrono anche un’altra opportunità: la messa domenicale, il momento principale dell’incontro con Dio e con i fratelli. La dimensione comunitaria caratterizza questo modo di pregare; la qualità del pregare insieme può essere un buon propulsore per la vita cristiana di un fedele. I volontari che animano la messa si trovano nel parcheggio del carcere mezz’ora prima di entrare, per pregare insieme e distribuire gli incarichi delle varie celebrazioni.
Ogni domenica sono tre le messe celebrate, una destinata a detenuti in attesa di giudizio, con pene definitive e con reati riguardanti delitti associativi, le altre per la sezione femminile e per i pentiti. Al di là di ciò che si fa in carcere, la cosa fondamentale è il rapporto umano che si instaura. Un rapporto di amicizia nel Signore, per gioire della Sua presenza assieme ai fratelli. Prima e dopo la messa, pur in tempi ristretti, c’è sempre l’occasione per approfondire la conoscenza di persone con cui si è legati dallo stesso Padre che è nei cieli… continua a leggere.