Un film per raccontare la crisi dell’acqua
“Ho avuto sete” e “Carpi2030” hanno presentato al Cinema Corso la proiezione del docufilm “Watermark”, dagli autori di “Anthropocene”.
di Alessandro Cattini
“Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”, recita il 6° obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, il documento contenente le linee guida per una giusta transizione ecologica globale da attuare in questo decennio.
Proprio con queste parole, nella serata di mercoledì 10 novembre, alcuni volontari del gruppo civico Carpi2030 e dell’Associazione “Ho Avuto Sete” hanno introdotto la proiezione del docufilm “Watermark”, di Jennifer Baichwal ed Edward Burtynsky (distribuito da Fondazione Stensen e Valmyn Distribution), presso il Cinema Corso di Carpi.
La crisi dell’acqua
In Italia ogni persona consuma in media 220 litri d’acqua al giorno, negli Stati Uniti 430, in Madagascar 10 – per citare solo qualche esempio paradigmatico – a fronte del fatto che il fabbisogno medio giornaliero si attesta intorno ai 50 litri pro capite, hanno spieagato i rappresentanti di “Ho avuto sete”. La scarsità d’acqua è dovuta a problemi legati al cambiamento climatico, ma anche di distribuzione, di mancanza di infrastrutture adeguate e di dispersione della risorsa, la cui assenza è alla radice di crisi sociali, ambientali ed economiche.
Per questi motivi, hanno aggiunto i giovani di Carpi2030, è fondamentale seguire le indicazioni dell’Agenda ONU, mirando a garantire a tutti entro il 2030 l’accesso ad acqua potabile e sicura e a impianti sanitari e igienici adeguati. È necessario inoltre ridurre l’inquinamento da prodotti chimici, proteggere gli ecosistemi e implementare un utilizzo efficiente dell’acqua, che minimizzi ogni spreco, coinvolgendo le comunità locali nelle decisioni che ne riguardano la gestione.
“Watermark”: un vortice di emozioni
Si tratta di imperativi che traspaiono con forza da “Watermark”, opera cinematografica di altissimo valore estetico, oggi più attuale che mai se si considera che è stata realizzata nel 2013 e che, da allora, la crisi ecologica planetaria non è certo migliorata. Realizzato dagli stessi autori del successivo e più noto “Anthropocene”, uscito in Italia nel 2019 e accompagnato dall’omonima mostra itinerante che fece tappa anche al MAST di Bologna, si può notare come “Watermark” (la cui traduzione letterale è “Il livello dell’acqua”) già ne anticipasse lo stile narrativo. Immagini prevalentemente catturate da un’ampia prospettiva aerea si alternano a inquadrature strette e dettagliate, che sospingono quasi con prepotenza lo sguardo dello spettatore su particolari altrimenti invisibili… continua a leggere.