La giustizia climatica chiede coraggio
La conferenza Cop26 per il clima sta registrando una partecipazione eccezionale e una grande mobilitazione di piazza. Presenti anche i cattolici.
di Alessandro Cattini
Mario Draghi. Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri (fonte: agensir.it, Photonews)
C’è una parola che in queste settimane è apparsa di frequente su tutti gli organi di comunicazione: Cop26. Si tratta in realtà di una sigla, che sta per “26ª Conferenza delle Parti”. Nel gergo delle Nazioni Unite, le “Parti” sono i Paesi che prendono parte a una Convenzione internazionale. In questo caso, si sta parlando di quella che coinvolge i 195 Paesi del mondo che hanno deciso di far fronte comune al cambiamento climatico.
A Glasgow in Scozia, sotto la presidenza congiunta di Regno Unito e Italia, i delegati di tali Paesi si incontrano in questi giorni per la 26° volta dal 1995, per accelerare la negoziazione degli accordi internazionali volti a evitare una catastrofe ecologica ancor peggiore di quella in cui già ci troviamo.
Al centro i negoziati
Iniziata il 31 ottobre, la conferenza dovrebbe concludersi il 12 novembre, ma alcuni dicono che potrebbe protrarsi anche oltre, per via della complessità delle questioni in gioco. Nel momento in cui scriviamo il clamore mediatico creatosi intorno all’evento sembra essersi leggermente sopito. Il motivo è che, dopo l’apertura della Conferenza da parte dei capi di Stato e la concitazione iniziale, questi sono proprio i giorni di più fervida e delicata negoziazione, che avviene ovviamente lontano dalle telecamere. Quando il lettore avrà fra le mani questo numero di Notizie, tuttavia, Cop26 sarà di nuovo sulle prime pagine di tutti i giornali e molte cose potrebbero essere cambiate… continua a leggere.