Scuola: un grido di aiuto. Interviene il sociologo Raffaele Facci
I recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto gli studenti delle scuole superiori di Carpi evidenziano un allarme diffuso. Sul punto interviene il sociologo Facci.
di Maria Silvia Cabri
Raffaele Facci
Un litigio tra studenti di diversi istituti superiori di Carpi prima dell’inizio delle lezioni, il tam tam via chat e social durante la mattina per organizzare la “spedizione punitiva”, un 16enne scortato all’uscita fino alla macchina della madre per evitarne il linciaggio, molti giovani di tutte le scuole, e anche non appartenenti all’ambiente scolastico, che si scagliano con calci e pugni contro l’auto e dopo insultano le forze dell’ordine presenti sul posto, con offese e cori da stadio. Questo lo scenario di quanto è accaduto lo scorso 29 ottobre davanti a due scuole del polo scolastico carpigiano, il Vallauri e il Da Vinci, e che ha visto coinvolti ragazzi di tutti gli istituti e non solo.
Una vicenda terribile e preoccupante che ha monopolizzato l’attenzione della comunità, educante, genitoriale ma non solo, sollevando molte domande. Oltre a questi fatti di cronaca, sommati ad altri che con cadenza regolare si verificano in città, specie in centro storico, resta un interrogativo: cosa sta succedendo ai giovani? E, soprattutto, cosa si può fare per loro? Una riflessione condivisa con il professor Raffaele Facci, sociologo e responsabile all’istituto Vallauri dell’attività di “Cura delle relazioni, gestione delle situazioni sensibili e monitoraggio educativo”.
Alla luce della sua esperienza a contatto con i giovani, come percepisce questa situazione?
Partiamo da un presupposto: siamo di fronte ad una situazione anomala che vede i ragazzi tornare a scuola in presenza, dopo troppo tempo di didattica a distanza. La pratica scolastica si era in qualche modo interrotta, hanno vissuti isolati a casa, seguendo le lezioni stando in pigiama sul letto, con la garanzia della promozione assicurata per il primo anno. Questo ha sicuramente influito su di loro.
Cosa intende?
Al disagio ordinario, che può essere tipico della loro età, se ne è aggiunto uno “nuovo”, determinato anche dal particolare momento storico che tutti stiamo vivendo. I ragazzi sono la cartina di tornasole del cambiamento sociale elevato all’ennesima potenza: avverto il loro disagio, è palpabile. E’ la richiesta di aiuto, chiedono di essere accettati, ascoltati, hanno bisogno di sentire la prossimità degli adulti, ci stanno cercando, sono smarriti e spaesati, faticano a gestire se stessi. E così facilmente si scade nella reazione violenta, fondamentalmente tra di loro, con un crescente numero di ragazze attivamente coinvolte. Ma si ribellano anche ai professori arrivando ad intimorire, minacciare pure gli adulti… continua a leggere.