Dogmi del pensiero moderno
La cultura oggi dominante, in nome di una falsa “laicità”, sta degenerando in un pensiero sostanzialmente materialista e ateo che, rispetto al passato, è diventato anche “dogmatico”, negando qualsiasi confronto con un pensiero diverso. Possiamo vedere questo analizzando i vari campi del sapere.
In campo filosofico
L’unica conoscenza ritenuta certa è la conoscenza scientifica. Le considerazioni di carattere filosofico sono considerate opinioni degne di rispetto, ma puramente soggettive. Da questo postulato ne derivano altri, ugualmente “indiscutibili”: a) L’esistenza di Dio non può essere provata. b) Ogni affermazione di ordine metafisico è pura elucubrazione, retaggio di un passato immerso in tenebre, che il secolo dei lumi, con la scoperta del metodo scientifico, ha diradato per sempre. c) La sopravvivenza dopo la morte si limita al bene fatto in vita, lasciato in eredità alle generazioni future.
In campo antropologico
Tutta la vita psichica, emotiva e conoscitiva è riconducibile al cervello. Non solo la parola spirito, ma anche la parola mente, è sempre più sostituita da “attività cerebrale”. Ne deriva che: a) La distinzione dell’uomo dall’animale è appena di grado; per cui è giusto parlare dei diritti degli animali, nello stesso senso in cui si parla dei diritti dell’uomo. b) Il concetto di persona è ridotto al concetto di individuo. Con la conseguenza, non confessata, che lo Stato è al di sopra degli individui e della famiglia. c) I problemi dell’individuo sono riconducibili a disfunzioni cerebrali, ormonali, o simili.
In campo etico e sociale
Si afferma che la libertà è un valore assoluto, senza mai mostrarne il fondamento (e neppure la natura). Per questo: a) L’unico limite che l’individuo può accettare è quello costituito dalle leggi dello Stato, che permettono la convivenza, impedendo l’homo homini lupus. b) Nessuno deve mettere in dubbio la liceità delle ricchezze accumulate (Le così dette “strutture di peccato”, che permettono ai ricchi di arricchirsi ancora di più e impediscono ai poveri di avere il necessario per una vita degna, non possono essere condannate, per essere semplicimente il frutto del progresso). c) La colpa della povertà, in fondo, è del povero, per cui aiutare il povero a sopravvivere è un atto di grande generosità. (E’ la tesi fondamentale del neoliberismo).
In campo scientifico
Ciò che è reso possibile dalla scienza e dalla tecnica è lecito. E ognuno ha il diritto di averlo. Per questo: a) I desideri diventano diritti (con conseguenze disastrose a livello sociale). b) Ognuno ha anche il diritto di definire il proprio sesso. c) Chi ha soldi e ne ha il desiderio può farne l’uso che vuole; può anche spendere 40 milioni di euro per fare un giro nello spazio. Questo modo di ragionare impedisce di vedere il rapporto che c’è tra l’opulenza di alcuni pochi e la miseria di tanti. E, allo stesso tempo, generando nei poveri desideri impossibili da soddisfare, si ruba loro anche quel valore morale che consiste nel vivere quella povertà che è l’oggetto della prima beatitudine evangelica.
Mettere in evidenza la matrice di fondo di questo pensiero dominante è una delle urgenze più importanti di oggi. Annunciare il Vangelo senza smistificare questo pensiero sarebbe come irrigare una pietra. Purtroppo, la mia impressione è che in questo campo si faccia molto poco. Forse, molti operatori della pastorale non sono sufficientemente equipaggiati per poter affrontare questa lotta culturale.
Il dialogo con la modernità non significa accettarne tutti i suoi postulati, ma essere aperti a riconoscerne i veri valori, quali conquiste che permettono il superamento dei limiti non più accettabili di epoche precedenti. Parlando agli universitari di Roma, il 1 dicembre 2007, Benedetto XVI ha detto: “Le due grandi idee-forza della modernità, la ragione e la libertà, si sono sganciate da Dio per diventare autonome e cooperare alla costruzione del “regno dell’uomo”, praticamente contrapposto al Regno di Dio”.