Quella comunione che ci unisce in eterno
In vista del 2 novembre: la celebrazione dei funerali, la sepoltura, la preghiera per i defunti. La parola ai parroci.
di Virginia Panzani
Sin dall’inizio i cristiani hanno desiderato che i loro defunti fossero oggetto delle preghiere e del ricordo della comunità cristiana. Le loro tombe divenivano luoghi di preghiera, della memoria e della riflessione. I fedeli defunti fanno parte della Chiesa, che crede alla comunione ‘di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa’”.
Da queste parole, tratte sia dall’Istruzione Ad resurgendum cum Christo sia dal Catechismo della Chiesa Cattolica, lo spunto per dare la parola ai parroci sulla loro esperienza nella celebrazione dei funerali e nella vicinanza ai famigliari dei defunti.
Don Ivano Zanoni, Parroco di Novi
Le abitudini sono cambiate negli ultimi anni: cresce la preferenza nel dare l’ultimo saluto ai propri cari defunti in forma “privata”, mentre si assiste ad una drastica riduzione dei funerali civili, quelli, per intendersi, con la banda e dalla forte connotazione di carattere politico-ideologico.
Lo osserva don Ivano Zanoni, parroco di Novi, di fronte alla tendenza emergente, anche nella sua realtà, ad optare per un congedo senza alcuna cerimonia, né religiosa né laica, oppure con una semplice benedizione del sacerdote. “Sempre più si trasportano le salme alla casa del commiato, di conseguenza raramente le camere ardenti sono nella casa del defunto o dei famigliari” afferma il parroco… continua a leggere.