Un dialogo a tutto campo
Il Laboratorio Teologico Realino, spazio culturale per affrontare tempi incerti
di don Antonio Dotti
Si apre nei prossimi giorni il secondo anno (2021-2022) del Laboratorio Teologico Realino (LTR) che ha per titolo “Il popolo di Dio: comunione che sana e profezia che costruisce”. L’intenzione è di analizzarne specificamente e approfonditamente la dimensione ecclesiologica, come appare evidente sin dal convegno inaugurale del 25 settembre sulla ‘capacità celebrativa’ di questo popolo, a sessant’anni dal Concilio, e dall’evento culturale del 16 ottobre assieme ad ‘Ho Avuto Sete onlus’: la presentazione della lettera aperta ai vescovi ‘Per una democrazia post razziale’ dei filosofi Mancini e Lopes.
Il LTR ha l’obiettivo di declinare una teologia all’altezza dei nostri tempi incerti – soprattutto in stagione di pandemia – a servizio della Chiesa che è in Carpi e in chiave di formazione permanente rivolta a un pubblico vario e curioso, non necessariamente fatto di specialisti, tantomeno di soli praticanti. Lo stile della proposta segue le indicazioni del documento ‘Veritatis Gaudium’ di papa Francesco sull’insegnamento della teologia: che sia una introduzione esistenziale al kerigma, nello sforzo di dialogo a tutto campo, inter e trans disciplinarietà dell’offerta formativa, facendo rete con le altre istituzioni.
Tale dimensione spirituale ‘comunitaria’ sarà poi affrontata sul versante teologico (il corso istituzionale di Ecclesiologia dell’istituto Superiore delle Scienze Religiose dell’Emilia, il corso di Teologia della missione e del dialogo, il modulo di confronto fra Filosofia e Teologia), su quello biblico (percorsi su Atti degli Apostoli, Vangelo secondo Giovanni, alcuni libri profetici), su quello storico (Storia della fraternità, Storia del popolo ebraico), su quello liturgico (corso sulla Creatività in liturgia), e infine con una serie di moduli che si concentreranno maggiormente sul discernimento ecclesiale in chiave di attualità. Questi ultimi toccheranno alcuni snodi strategici particolarmente legati ad altrettanti segni dei tempi: come rinnovare i nessi di comunione dopo la stagione pandemica (peraltro a oggi tutt’altro che chiusasi), il ruolo di mediatori culturali con la realtà giovanile (con l’aiuto della scuola rogersiana), l’odierno contesto sociale sempre più multiculturale, a partire dal nostro “modenese”, il necessario protagonismo femminile nella Chiesa e nella teologia.
Primo obiettivo, quest’anno, è il consolidamento dei buoni risultati ottenuti dal LTR nei suoi primi dodici mesi di vita, in termini di presenze (contiamo sulla possibilità di tenere i corsi in presenza, ma ci sarà sempre l’opzione on line, che favorisca fra l’altro quanti risiedono distanti da Carpi e Mirandola, le due sedi del LTR), ma non solo. In un tempo così complesso, che vedrà anche l’avvio del Sinodo a livello diocesano, ci auguriamo che il LTR possa rappresentare sia un punto di riferimento per pensare la Chiesa che è in Carpi, naturalmente assieme ad altre esperienze, come ad esempio il corso base sulla fede per gli operatori pastorali, sia un laboratorio di teologia vissuta, concreta e ospitale.
Una teologia auspicabilmente inquieta, consapevole di essere incompleta eppure capace di immaginazione: ecco le tre “i” consegnate da papa Francesco alla redazione di Civiltà Cattolica il 9 febbraio 2017, in vista di un servizio in grado di possedere lo sguardo di Cristo sul mondo, di trasmetterlo e testimoniarlo.