Scuola. Ripartenza in presenza: ci proviamo davvero?
Al via l’anno scolastico tra vaccini e transizioni, ecologica e digitale
di Maura Zini, Dirigente scolastico IIS Spallanzani Castelfranco Emilia
Si riparte!
Tutti in presenza. E’ ciò che chiedono già da maggio scorso genitori, docenti, politici e studenti. In questi anni il contatto fisico, che è alla base della costruzione di ogni relazione autentica, è mancato davvero.
La DDI è stata lo strumento che ha permesso alla scuola di continuare la sua attività formativa e tutti, anche i docenti che fino a quel momento erano più refrattari, hanno acquisito le competenze base all’uso delle nuove tecnologie. Per molti poi, il digitale ha rappresentato un’ulteriore scoperta: i più curiosi o i più predisposti hanno potuto varcare nuove frontiere cognitive che la tecnologia informatica, come l’Intelligenza Artificiale, il Coding e la Realtà Aumentata aprono all’apprendimento.
Però il contatto umano, l’empatia e le emozioni, la bellezza dello stare insieme che la presenza quotidiana regalano, sono un valore aggiunto da ritenersi irrinunciabile. La presenza a scuola si allinea con la ripartenza di tante attività e con la ripresa economica, in una parola con la “normalità”. Bisogna però mettersi d’accordo sul come affrontare la tanto invocata “presenza a scuola”.
A tal riguardo ci sono due punti che, a mio avviso, occorre considerare.
1. La presenza va garantita nel tempo.
Pretendere che la scuola riporti gli studenti in classe significa essere disponibili a mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire la presenza nel tempo. Altrimenti significa prendersi in giro. E non perché a scuola i ragazzi non rispettino le regole di prevenzione al contagio: il sistema scuola ha retto.
Se i ragazzi non sono vaccinati (immaginando il persistere dell’obbligo vaccinale per tutto il personale della scuola) difficilmente la diffusione del contagio potrà rallentare. I ragazzi fuori si trovano e se nessuno controlla non sempre rispettano le misure di prevenzione.
Quindi occorre vaccinarsi.
Comprendo le diverse opinioni e le rispetto ma non si può volere la scuola in presenza, la ripresa economica, la normalità e non accettare le misure che questi obiettivi richiedono. Non c’è alternativa.
2. Il secondo punto su cui credo sia opportuno riflettere è che siamo in un momento di transizione, anzi di transizioni: ecologica e digitale.
Inutile contrastarlo, negarlo, ignorarlo. Non si può tornare indietro. Chi non è disposto a ripartire prendendo il buono di ciò che questo periodo ci ha insegnato, inserendolo nel più ampio contesto che stiamo vivendo (crisi ambientale, geopolitica e sfida digitale) per inventare un futuro diverso, sarà escluso dal processo di crescita civile, economico, sociale e culturale. La scuola qui ha un ruolo fondamentale: deve essere lungimirante, inforcare occhiali binocolo per immaginare un futuro possibile e formare generazioni capaci di costruirlo.
Le sfide che si aprono al mondo della scuola oggi non solo organizzative nella gestione della prevenzione alla diffusione del contagio quanto piuttosto culturali: occorre formare studenti in grado di gestire la complessità con una coscienza ecologica rinnovata che sia in grado di opporre a una visione antropocentrica un pensiero egocentrico. Giovani con competenze nell’utilizzo creativo ed efficace delle nuove tecnologie e una profonda consapevolezza del proprio passato e delle sfide che hanno davanti.
Per costruire il futuro ai nostri ragazzi servono radici, immaginazione e ali. E tanta fiducia da parte nostra: saranno capaci di fare meglio.
Buon anno scolastico a tutti.