Quel “dolce legno” della Croce
Intervista al Vicario generale, monsignor Gildo Manicardi. Il 10 e il 14 settembre gli appuntamenti promossi dalla Diocesi di Carpi per presentare il Crocifisso restaurato dell’altare maggiore della Cattedrale.
Intervista al Vicario generale, monsignor Gildo Manicardi
Di Virginia Panzani
Nella Croce di Cristo c’è la sofferenza, il peccato dell’uomo, anche il nostro, e Lui accoglie tutto con le braccia aperte, carica sulle sue spalle le nostre croci e ci dice: Coraggio! Io le porto con te e io ho vinto la morte e sono venuto a darti speranza, a darti vita”. Prendiamo a prestito le parole di Papa Francesco (Giornata mondiale della gioventù 2013) per presentare gli eventi promossi dalla Diocesi di Carpi, il 10 e il 14 settembre, in occasione dell’avvenuto restauro del Crocifisso posto sull’altare maggiore della Cattedrale. E per celebrare, intorno a questa immagine austera che tocca il cuore della nostra fede, la festa – dalle origini antichissime – dell’Esaltazione della Santa Croce.
Nel dialogo, che segue, con il Vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, l’introduzione all’iniziativa.
Monsignor Manicardi, com’è nata la decisione di celebrare in maniera così solenne il ritorno del Crocifi sso in Cattedrale? Dove si trovava prima del restauro? Si può leggere tale programma celebrativo in continuità con quanto realizzato nel 2018 per la statua dell’Assunta?
La collocazione di questo particolare Crocifisso sull’altare maggiore della nostra Cattedrale completa la valorizzazione non solo del Duomo come edificio, ma anche della tradizione religiosa e culturale della città e diocesi di Carpi. Presumibilmente, infatti, il Crocifisso viene dalla Pieve medievale detta “la Sagra” e appartiene al patrimonio carpigiano già dal medioevo.
Il Vescovo Francesco Cavina ha intrapreso non solo il riuscitissimo restauro della statua cinquecentesca dell’Assunta, ma ha fatto iniziare il lavoro per il ricupero del vecchio crocifisso. Il restauro della Madonna del Cibelli è stato, idealmente, molto più facile perché si è trattato di recuperare l’immagine originale che non era stata sostanzialmente alterata, anche se nel corso dei secoli si sono sovrapposti interventi di ridipintura.
Il Crocifisso, molto più antico, invece ha subito profonde trasformazioni: in una certa fase storica addirittura gli hanno “corretto” le gambe, accavallandole – con un’ardua impresa di falegnameria – comune secondo i gusti e la pietà del tempo. Dappertutto era ricoperto da pesanti strati di gesso per dargli un corpo più tenero e morbido. Bisogna rendersi conto che i crocifissi sono stati sempre espressione della devozione e della cultura antropologica dell’epoca in cui sono stati venerati… continua a leggere.