Pienamente disponibile ad una nuova progettualità
Don Carlo Bellini commenta la sua nomina a partire dalla riflessione avviata all’interno del collegio dei consultori
In questi giorni don Carlo Bellini ha iniziato a conoscere di persona la parrocchia di San Giuseppe Artigiano, di cui è e sarà formalmente amministratore parrocchiale fino alla presa di possesso canonica, al momento non ancora definita – complice il periodo estivo – con una data precisa.
“Dopo soli quattro anni, e per di più con in mezzo la pandemia e le sue restrizioni, a San Bernardino Realino lascio un lavoro incompiuto – afferma don Bellini -. Oltre a questa constatazione, c’è il dispiacere del distacco da una comunità dove mi sono subito trovato bene e con cui si sono instaurate relazioni di amicizia che, lo spero di cuore, possano continuare anche dopo il mio trasferimento. D’altronde – osserva con un sorriso – sono abituato a permanenze brevi alla guida delle parrocchie, come a Quarantoli e a Vallalta, escludendo invece Mortizzuolo dove sono rimasto di più”.
Alla nomina a parroco di San Giuseppe Artigiano si uniscono per don Bellini – raccogliendone il testimone da don Luca Baraldi – i mandati di legale rappresentante della parrocchia di Budrione-Migliarina, della parrocchia di Fossoli e della scuola dell’infanzia paritaria Mamma Nina, sempre a Fossoli. Un ministero, il suo, che è dunque chiamato ad aprirsi ad una prospettiva più ampia, quella della quarta zona pastorale, di cui queste parrocchie, insieme a San Giuseppe, fanno parte.
“Ho apprezzato il fatto che nella consultazione, all’interno del collegio dei consultori, sulla nomina del nuovo parroco di San Giuseppe – sottolinea don Carlo – si sia tenuto conto eminentemente delle esigenze della parrocchia in questione, delle sue caratteristiche: una comunità cittadina, ampia, ricca di realtà aggregative, preparata dal punto di vista della formazione dei laici, già dai tempi di don Lino Galavotti,…
Ritengo apprezzabile che si sia, per così dire, approfittato dell’occasione per ragionare in modo progettuale e costruttivo, in una dimensione ecclesiale che guardi anche alla zona pastorale e alla stessa Diocesi di Carpi e che permetta di trasformare i cambiamenti in opportunità di crescita per le comunità. In questo senso – conclude -, con la piena disponibilità a partecipare a questa progettazione, ho accettato il mio trasferimento in San Giuseppe”.