Fossoli radice d’Europa
Da Sassoli e Von der Lyen la vicinanza delle istituzioni europee e l’indicazione di un’azione comune per difendere la democrazia
di Luigi Lamma
Fossoli radice d’Europa. Difficile trovare un’unica sintesi tra gli interventi che si sono succeduti nella mattinata di domenica 11 luglio al campo di Fossoli. Uno di quei momenti da non perdere dove più ascoltare i discorsi, importanti certo, conta esserci, vedere, osservare i volti, sentire i rumori, l’intensità degli applausi, cogliere le espressioni di commozione, di gioia, di condivisione del dolore e poi della speranza.
I silenzi
Anche i silenzi, il primo davanti alla corona d’alloro in ricordo dei martiri con la preghiera del vescovo di Carpi Erio Castellucci e del Rabbino Beniamino Goldstein, poi quello seguito alla lettura dei loro nomi scanditi uno ad uno dal sindaco Alberto Bellelli, poi quello che ha accompagnato l’intervento della presidente Ursula von der Lyen, complice la traduzione simultanea, ma nel quale si è colto subito la forza emotiva di una ammissione di colpa e di una riconoscenza indiscussa: “Io sono che devo la libertà del mio paese, la Germania, al sacrificio dei vostri genitori e dei vostri nonni”. Sì qui a Fossoli c’era gente, di ogni credo e appartenenza politica, che già sognava un futuro migliore, di pace, di libertà e di democrazia per l’Italia e per il continente.
Pensieri d’Europa
Lo ha spiegato bene il presidente Castagnetti, commosso anche lui per l’occasione, ricordando i collegamenti tra i prigionieri e poi martiri di Fossoli con il gruppo di Ventotene, di Altiero Spinelli e dei suoi compagni, di Ursula Hirschmann, figura poco nota ma fondamentale nella costruzione europea.
A lezione di democrazia
Una storia da insegnare, da far comprendere a partire da Fossoli: “portate qui gli studenti” ha esortato il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, non solo per una lezione di storia ma per imparare la democrazia. Perché questo è il nodo cruciale che collega Fossoli, il 1944, la resistenza, la liberazione…all’oggi, all’impegno delle Istituzioni europee verso gli stati membri e verso l’esterno, difendere la democrazia, un tema sviluppato con un lungo e appassionato discorso dal presidente Davide Sassoli.
Perchè i regimi si preoccupano di noi?
Un passaggio da rileggere attentamente perché mette a fuoco il rischio che ci sta davanti: “senza una ferma difesa dei valori fondamentali, – ha affermato Sassoli – l’Europa può perdere identità e funzione provocando effetti catastrofici. Se allentassimo la soglia di attenzione non saremmo più in grado di sostenere che la democrazia è il sistema che meglio accompagna il desiderio di libertà, giustizia e benessere delle persone, non avremmo possibilità di proteggerci dalle ingerenze dei regimi autoritari, di far valere la nostra identità nelle relazioni internazionali in un momento in cui lo stile di vita europeo è ammirato e desiderato. (…) Perdere tutto questo significherebbe precipitare nel nulla. D’altra parte perché i regimi autoritari, tutti, si preoccupano di noi? Non facciamo la guerra, non abbiamo neppure un esercito anche se sarebbe venuto il monumento di averlo se non altro per risparmiare in inutili spese militari nazionali, non imponiamo il nostro modello, le nostre relazioni sono improntate al dialogo, parliamo con tutti, cerchiamo di sviluppare diplomazia là dove c’è conflitto… e allora, perché si preoccupano di noi? Vi è un solo motivo. I valori europei mettono paura, perché le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque”. Ripartire da Fossoli, oggi domenica 11 luglio 2021, con questa consapevolezza dovrebbe essere la base di ogni agire civico e politico. Il tesoro da custodire è troppo grande, il prezzo pagato è stato, in questi decenni, altissimo, occorre prendersi a cuore il futuro, qualcuno lo ha ricordato “lo dobbiamo a chi ha pagato con la vita e lo dobbiamo ancora di più ai nostri figli e nipoti”.