Ri-attivare la “città post-covid”
Stefania Campioli, dottoranda al PoliMi, racconta la filosofia dietro ReActive Strategies, workshop di architettura tutto dedicato a Carpi. Coinvolti alcuni studenti del liceo Fanti
di Alessandro Cattini
Stefania Campioli
“Questa giungla mi distrugge” recitava una vecchia pubblicità. Lo stesso si potrebbe dire delle nostre ribollenti città, che vedono gli spazi pubblici finalmente ripopolarsi con tutta la bellezza e le disfunzioni che ciò comporta. Bellezza che torna a manifestarsi nella condivisione dei luoghi di vita e dell’altrui presenza fisica. Disfunzioni dovute a spazi urbani che fanno ormai troppo attrito con la flessibilità dei nostri tempi di vita e lavoro. Ci troviamo allora impantanati nel traffico delle tangenziali, nelle lunghe file al supermercato, negli ospedali o presso le località turistiche e, afflitti dallo stress, abbiamo spesso solo l’illusione di una vita agile.
Questo paradosso – insito nella sovrapposizione di un mondo digitale ibrido e in continua accelerazione con configurazioni urbane spesso ancora compartimentalizzate, rigide e goffe – è lo spunto da cui nasce la nostra conversazione con Stefania Campioli, carpigiana, dottoranda in Urbanistica al Politecnico di Milano presso il dipartimento di architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito. La incontriamo in un assolato spazio di coworking, mentre dispone sul tavolo una cartina raffigurante l’asse Est-Ovest della città di Carpi, corredata da uno schema degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.
L’impatto del covid
“Durante la pandemia il lavoro a distanza ha trasformato le nostre case in spazi multifunzionali – ci spiega Stefania. – I ritmi quotidiani hanno subìto un’ulteriore accelerazione che oggi stri- de ancor più di prima con la forte zonizzazione delle città, da cui è caratterizzata anche Carpi”.
“Zonizzazione” è un termine tecnico usato in architettura per descrivere la circoscrizione delle attività (produttive, scolastiche, commerciali, di svago, ecc.) all’interno di precise zone urbane che finiscono per costituire settori a sé stanti, in cui non sono presenti altri servizi. Si pensi, per esempio, alla zona industriale…
“Oggi il tema è quello di rimescolarle, cioè inserire più funzioni all’interno di queste zone – prosegue. – La nuova pianificazione tende infatti a rimodulare gli spazi pubblici per favorire diversi orari di frequenza e diversi tipi di utenza, che riflettano meglio la complessità della società… continua a leggere.