Covid-19, importante studio di Ausl, Aou e Unimore
Il nuovo esame di laboratorio MDW (Monocyte Distribution Width) può predire l’evoluzione della malattia. La ricerca è frutto della collaborazione tra Azienda Usl di Modena, Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena e Unimore
Tommaso Trenti
Sulla prestigiosa rivista internazionale Scientific Reports del Nature Publishing Group è stato pubblicato lo studio relativo ad un nuovo esame di laboratorio chiamato MDW (Monocyte Distribution Width), che può predire l’evoluzione della malattia covid-19 e dello stato iper-infiammatorio che la riguarda.
L’esame riguarda l’analisi della morfologia dei monociti (specifiche cellule del sangue). Lo studio, svolto in collaborazione con l’Azienda Usl di Modena, l’Azienda Ospedaliero Unversitaria di Modena e Unimore, si concentra sulle alterazioni di queste cellule, che avvengono, come spiega il dottor Tommaso Trenti, direttore del Dipartimento Interaziendale di Medicina di Laboratorio, “quando vi è uno stimolo prodotto dall’attivazione del sistema immunitario. Nel lavoro pubblicato si è descritto per la prima volta il significato biologico ed il ruolo prognostico di questo nuovo parametro ematologico chiamato appunto MDW nel monitoraggio di pazienti covid-19 ospedalizzati utilizzato come innovativo biomarcatore utile per la diagnosi precoce di sepsi virale ovvero di grave infezione”.
Lo studio ha dimostrato, per la prima volta, come il valore dell’MDW, in pazienti covid-19 seguiti durante il ricovero in reparti di terapia intensiva e subintensiva, sia correlato significativamente con la gravità e l’andamento clinico della malattia. Sintetizza il dottor Giovanni Riva, che lavora nel team e nel laboratorio di Ematologia Diagnostica e Genomica Clinica del prof. Enrico Tagliafico: “Si tratta di un esame prognostico di ‘sepsi virale’ oltre che batterica, come in effetti può essere considerato il covid-19 nella sua forma clinica più grave come già ipotizzato in precedenti lavori svolti sempre a Modena e già pubblicati”.
“Nei nostri pazienti – ha aggiunto il prof. Massimo Girardis, direttore della Terapia intensiva del Policlinico – abbiamo riscontrato come alti valori di MDW si associno ad una elevata mortalità, con picchi di oltre il 35%. Viceversa, bassi valori individuano i pazienti che hanno forti probabilità di guarire”.
Lo studio ha preso in considerazione una serie di 87 pazienti ricoverati per covid-19 presso i reparti di cura intensiva e subintensiva, nei quali MDW è risultato essere correlato in modo altamente significativo con alcuni classici biomarcatori di infiammazione, con l’esito delle cure (outcome) e il decorso clinico e la gravità della malattia.
“L’MDW – aggiunge il prof. Mario Luppi, Direttore dell’Ematologia – rappresenta quindi un biomarcatore innovativo perché basato sull’analisi di cellule, quindi diverso dai biomarcatori infiammatori convenzionali che misurano i livelli plasmatici di proteine pro-infiammatorie”.
“E’ importante sottolineare – ha concluso il dottor Tommaso Trenti assieme al prof. Enrico Tagliafico – da un lato il fatto che l’esame sarà presto fruibile inserito nella routine clinica dei nostri laboratori di tutta l’area modenese dell’Azienda Ospedaliera Universitaria e dell’Ausl per tutti i pazienti che ne hanno necessità e dall’altro l’importante ruolo svolto dai giovani Colleghi nella ricerca pubblicata che ha coinvolto diverse aree specialistiche cliniche e laboratoristiche”.