Laboratorio teologico. Progetto condiviso e missionario
Bilancio del primo anno di vita della proposta di formazione organizzata dalla Diocesi. Intervista al direttore locale, don Luca Baraldi
Al termine del primo anno del Laboratorio Teologico Realino, credo sia giusto avere sentimenti di gratitudine al Signore per questo strumento che, pur ‘smart’ nella forma, ha permesso a molte persone della nostra Diocesi di approfondire, alla luce del clima culturale e della temperie nella quale siamo immersi, l’intelligenza e l’affetto per il Mistero di Cristo”. Così don Luca Baraldi, direttore locale del Laboratorio, esordisce nel tracciare un bilancio del primo anno di vita di questa proposta di formazione rivolta dalla Diocesi di Carpi ai laici, riprendendo ma anche rinnovando il solco tracciato dalla Scuola di Teologia negli scorsi decenni. “Sento, perciò, come opportuno dare atto a don Maurizio Marcheselli, direttore del Laboratorio e ponte ideale con la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, di aver individuato nel tema della ‘cura’, il fil rouge che ha unito fra loro i vari seminari che, mese dopo mese, modulo dopo modulo di sono susseguiti – prosegue don Baraldi -. Dico questo perché il permanere di una situazione molto precaria, non solo a livello sanitario, ma specialmente relazionale e sociale, ha evidenziato come il ‘curare’, declinato in differenti coloriture e affrontato a partire da vari retroterra teologici, spirituali, biblici, liturgici, offra anche a noi, cristiani di oggi, la possibilità di dare forma a prassi di Chiesa rinnovate, più fraterne e delicate”.
Don Luca, i numeri hanno la loro importanza, anche se vanno contestualizzati, per così dire, interpretati. Possiamo illustrare un po’ di statistiche sul Laboratorio?
Parlando un po’ di numeri, se contiamo tutte le iscrizioni, dobbiamo dire che la cifra è del tutto ragguardevole. Parliamo di più di 300 iscrizioni. Bisogna però precisare che in diversi casi si è trattato di persone iscritte a più seminari, o addirittura a tutti. Dunque, si può dire che il numero reale delle persone che in un modo o nell’altro sono state raggiunte dalla proposta del Laboratorio si è attestato intorno alle 150. Certo, se si valuta questo dato sulla base della popolazione della nostra Diocesi, siamo di fronte a numeri insignificanti. Se però si considera che nella nostra Chiesa ci sono 150 uomini e donne che hanno manifestato il desiderio di ripensare la loro fede a partire da “un mondo che cambia” e, per così dire, si fragilizza sempre più, allora c’è di che essere felici e speranzosi.