Ecologia integrale e debito ecologico
Un necessario esame di coscienza
Il “tutto e subito”, il “tutto è dovuto”, non solo ci impedisce di individuare le vere priorità, ma favorisce anche l’aggravarsi di un altro problema, il deterioramento della nostra “casa comune, il pianeta terra. Non si è mai parlato tanto di ecologia come in questi tempi. Questo è segno che ne stiamo prendendo sempre più coscienza. Papa Francesco, nell’enciclica Laudato sii, lo ha presentato in termini così chiari che ha colpito tutti, credenti e non credenti. In particolare, ci ha fatto comprendere che si tratta di un problema non soltanto scientifico, ma anche etico. Per questo, deve interpellare la coscienza di ognuno. Desidero sottolinearne alcuni aspetti: le conseguenze a livello di relazioni sociali e nel rapporto con le future generazioni.
Primo aspetto.
Il Papa scrive: “L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. Essa esige di fermarsi a pensare e a discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una società, con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo. Non è superfluo insistere sul fatto che tutto è connesso. (…). Come i diversi componenti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono relazionati tra loro, così anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere” (Laudato sii, 138). «Tutto è in relazione», «tutto è collegato», «tutto è connesso»: questo è il ritornello che attraversa la Laudato si’.
La prospettiva dell’enciclica è quella dell’«ecologia integrale», espressione che dà il titolo al cap. IV e che ricorre varie volte nel testo. Di questa interrelazione, a me interessa mettere in evidenza che non tutti i paesi e non tutti i cittadini ne sono responsabili (e ne soffrono le conseguenze) in uguale misura. La responsabilità maggiore ricade sui paesi più sviluppati e su chi consuma di più; e chi ne soffre maggiormente le conseguenze sono i paesi sottosviluppati e i cittadini più poveri. E’ utile studiare e rendersi conto di questo fatto.
Padre Giacomo Costa SJ (commentando l’enciclica in Aggiornamenti sociali, agosto 2015) mette in evidenza l’importanza del concetto di ecologia integrale, proprio perché permette comprenderne le vere cause e le diverse conseguenze. Scrive: “l’ecologia integrale smaschera i limiti di iniziative ecologiste troppo settoriali e parcellizzate, che rinunciano ad assumere un’ottica sistemica e «possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata.
Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiali”. Il Papa scrive:, «una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi, poiché non basta inserire considerazioni ecologiche superficiali, mentre non si mette in discussione la logica soggiacente alla cultura attuale»(n.197)”. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura” (n.139).
Secondo aspetto.
L’ecosistema è la casa di tutti i popoli e di tutte le generazioni senza esclusione di nessuno. Quello che oggi è distrutto è sottratto alle prossime generazioni, assieme alla possibilità stessa di rimediarvi. Alla luce dei due aspetti indicati, si parla, giustamente, di debito ecologico: un debito dei paesi ricchi nei confronti dei paesi meno sviluppati; e un debito che la presente generazione scarica sulle spalle dei nostri figli e nipoti. Con una differenza: il primo siamo ancora in tempo a pagarlo; il secondo, invece, lo potremo diminuire soltanto se ci decidiamo a cambiare seriamente il modo di produrre e di consumare.
Questo ci impone un serio esame di coscienza: capire le responsabilità che ognuno di noi ha personalmente; verificare con lucidità quello che possiamo fare; e contribuire al cambiamento di una mentalità consumistica che identifichiamo con la “civiltà”, ma che invece è il “sacrificio” che offriamo agli idoli del nostro tempo: il denaro, il piacere, il potere.