Il percorso di integrazione Modena-Carpi
Terza parte dell'intervista al vescovo Erio Castellucci, al rientro dall’assemblea generale dei vescovi italiani con l’elezione a vicepresidente per il nord Italia
di Luigi Lamma
Sul cammino di integrazione e collaborazione tra le due diocesi a che punto siamo? Si è partiti dall’armonizzazione tra servizi e uffici pastorali ma non era più urgente una riforma territoriale con una ridistribuzione dei sacerdoti e degli accorpamenti tra parrocchie?
Il cammino di integrazione e collaborazione procede bene e come previsto in autunno avremo una mappa condivisa delle due diocesi a livello di curia e di uffici. Siamo partiti dagli uffici pastorali perché sono a servizio delle parrocchie e del territorio, sono le dimensioni della pastorale che poi vanno ad animare la vita delle parrocchie. Se fossimo partiti dalla riorganizzazione territoriale avremmo curato prima il corpo dell’anima. C’è un percorso parallelo già avviato a livello di consiglio presbiterale che continueremo nel collegio dei consultori proprio sulla relazione tra presbiteri, popolo di Dio e territorio.
Non è solo un problema di ridisegnare confini ma di sensibilizzare le comunità a pensarsi in una prospettiva di 10-15 anni e non tutto dipende dalla diminuzione dei preti anche se questo è sicuramente un elemento importante che determinerà alcune scelte. Ci sono altri elementi, per esempio come si ricollocano le persone non solo dal punto di vista geografico, con lo spopolamento di alcune zone e con l’aggregazione attorno ai paesi più grandi, ma anche dal punto di vista esistenziale. Oggi non è la residenza che crea un senso di appartenenza ma più spesso è il luogo di lavoro o di studio. L’analisi del rapporto presbiteri, popolo di Dio e territorio andrà avanti alcuni anni, consultando le parrocchie, offrendo degli spunti di riflessione e raccogliendo delle proposte.