La priorità dell’educazione dei giovani
Seconda parte dell'intervista al vescovo Erio Castellucci, al rientro dall’assemblea generale dei vescovi italiani con l’elezione a vicepresidente per il nord Italia
di Luigi Lamma
Mi ha colpito una frase del cardinale Bassetti quando ha affermato che oggi abbiamo perso la capacità di sognare e che “la Chiesa deve aiutare a ritrovare desideri e sogni”. Ricordiamo in questi giorni a Carpi un “seminatore di sogni”, un sacerdote-scout, don Nino Levratti, che ha lasciato una traccia profonda. Quanto è importante non disperdere la memoria di queste figure di educatori?
Occorre agganciarci alla realtà: la pandemia ha prodotto ma soprattutto ha svelato la necessità di un patto educativo. Già prima si parlava di sfida educativa, di emergenze educativa, di crisi educativa ma in questo anno e mezzo ci siamo resi conto che una delle fasce più colpite sono stati proprio i ragazzi, gli adolescenti e i giovani cioè i primi destinatari del processo educativo. Certo non sono emersi perché con l’emergenza sanitaria la preoccupazione principale è stata rivolta ai malati, a chi ha perso la vita e alle loro famiglie, però i ragazzi hanno davvero sofferto.
Questo scenario come Chiesa non ci ha trovati impreparati, sulla spinta di Benedetto XVI la Chiesa italiana ha dedicato un decennio all’educazione, tra il 2011 e il 2020, con tanti progetti e iniziative, anche orientate alla valorizzazione della memoria. Memoria per noi cristiani non è un semplice rammentare cioè ‘riportare alla mente’ ma è proprio un ricordare cioè ‘riportare al cuore’, la ricchezza che abbiamo ricevuto.
A Carpi figure come quella di don Nino Levratti, insieme a tante altre, sono dei fari. Non dimentichiamo che hanno operato in epoche non meno difficili della nostra, si parla di guerre, di dopoguerra e di crisi economica, hanno saputo piantare in profondità non solo seminando dei messaggi ma creando delle strutture e delle reti, delle esperienze che educano.
Quanto può essere utile il recente “patto educativo” tra Azione Cattolica e Agesci per ritornare ad essere una Chiesa capace di suscitare “desideri e sogni”?
Qui a Carpi si vede molto bene per esempio, proprio per stare al patto tra Azione Cattolica e Agesci, come queste due associazioni siano il tessuto fondamentale della proposta educativa. E’ stata una scelta lungimirante. Da ultimo direi che, non solo da oggi, c’è una diffusa consapevolezza anche all’esterno della Chiesa della necessità di un’alleanza educativa. L’ho riscontrato in diverse occasioni, negli incontri con le Istituzioni, con le scuole.
Ad esempio il progetto che vede coinvolti i consultori familiari e il servizio interdiocesano tutela minori all’interno di una rete che coinvolge insegnanti, famiglie e parrocchie ha riscosso immediatamente l’adesione di tutte e quattro le Fondazioni bancarie del nostro territorio. E’ un segnale forte perché oggi anche tanti che hanno altre visioni della vita sono ben consapevoli che ci vuole di nuovo questa alleanza educativa e la Chiesa è uno dei soggetti ma può essere a volte anche il soggetto trainante.