Allarme culle: sempre più vuote
La pandemia incide sul calo delle nascite. La dottoressa Lanzoni, responsabile Sala Parto, analizza i dati della natalità su Carpi.
di Maria Silvia Cabri
Dott.ssa Chiara Lanzoni
C’è chi ha parlato di “inverno delle nascite” con riferimento al fenomeno della denatalità che a causa della pandemia ha subito un ulteriore peggioramento. Nonostante l’Italia sia tra i Paesi più sicuri al mondo, in termini clinici, per una partoriente, la denatalità non cessa di aumentare. L’allarme lanciato da Istat è grave: nel 2020 le nascite in Italia sono crollate segnando il nuovo record minimo storico dall’Unità d’Italia: 400 mila bambini nati. Un dato in linea con la curva di decrescita della natalità: il 2020 è stato il dodicesimo anno consecutivo di calo delle nascite.
Tuttavia, l’ennesimo record negativo non stupisce, purtroppo. Ciò che rappresenta una novità, invece, è il record negativo del saldo tra nati e morti: 300 mila persone in meno. Nemmeno nel 1917, nel pieno della Grande Guerra, si era raggiunta una siffatta soglia. Solo nel 1918 è stato peggio, ma in quell’anno il nostro Paese era stretto nella morsa della Prima guerra mondiale da un lato e dell’influenza spagnola dall’altro. Secondo gli studiosi, il dramma di questa analisi risiede nel fatto che gli effetti della pandemia sulle nascite sono andati ad incidere solo nell’ultimo mese del 2020: dicembre si colloca a distanza di nove mesi dalla drammatica comparsa della pandemia. Dunque, gli effetti della pandemia sulla (de)natalità deflagreranno nel 2021… continua a leggere.