Insegnare nei “mondi di confine”
Alessandra Pini, docente di inglese per 32 anni ai detenuti del Sant’Anna di Modena: “La scuola è lo strumento migliore per raggiungerli”
di Maria Silvia Cabri
Alessandra Pini
Per 32 anni ha insegnato inglese e letteratura ai detenuti del carcere Sant’Anna di Modena, nello specifico prima a quelli che frequentavano la scuola media poi le superiori (Ipsia Corni, istituto professionale). E ora che, dallo scorso settembre, è andata in pensione, sente molto, “anzi moltissimo” la loro mancanza.
La professoressa Alessandra Pini è una donna che crede nello studio e nella cultura come strumento di benessere e di miglioramento, diretta, decisa, di quelle persone che sanno arrivare al centro del discorso senza troppi giri di parole. Ascoltare una docente come lei, che ama la letteratura inglese, italiana, con una saggia dose di psicologia e conoscenza dell’animo umano, è un’esperienza arricchente. Che permette di entrare nel mondo del carcere, dei detenuti, di superare certi pregiudizi e anche sovvertire qualche preconcetto.
“Per dieci anni ho insegnato alla scuola media, e all’Ipsia diurno e serale. Poi ho volontariamente deciso di andare ad insegnare in carcere. Un’esperienza molto importante che mi ha fortemente segnata e che mi ha fatto imparare molto”. “Quando si fa lezione, letteratura, lingua, grammatica, esce il loro essere, come sono nell’anima. Forse gli insegnanti sono ‘privilegiati’ perché sono i soli che davvero vivono ore e ore al loro fianco e arrivano a conoscerli sotto l’aspetto più personale ed umano, manifestando una umanità molto interessante. Sono l’altra faccia della medaglia che è potenzialmente propria di ognuno di noi.
Nei detenuti, per tanti motivi, è emersa questa parte autodistruttiva, oltre che distruttiva del prossimo”. Dopo alcuni anni di insegnamento del reparto femminile, “dove le disparità di genere sono ancora più accentuate rispetto al ‘fuori’”, la professoressa Pini si è sempre dedicata agli studenti del settore maschile… continua a leggere.